Ultimo aggiornamento: 24/06/2004

 
Sezione curata da Maria Giovanna Melis
 
Collana Professione docente - Gérard De Vecchi  Aiutare ad apprendere” Progettare la scuola - La Nuova Italia 2000
Ringrazio Salvatore Bulla, che ha segnalato questo testo.
Compito della scuola è creare le condizioni, predisporre e usare gli strumenti, per attivare quei modi dell’insegnare che consentono a ogni allievo di avere successo nell’apprendimento. Per questo è innanzitutto necessario essere consapevoli di cosa significa “apprendere” e dell’esistenza di vari modi e “stili” di apprendimento. Ogni allievo deve essere messo nella condizione di conoscere quale sia il suo stile personale per essere autonomo e protagonista della sua formazione. Analizzare questi temi e suggerire come aiutare l’allievo a costruire tale consapevolezza, attraverso quali procedure dell’insegnare e quali metodi dell’apprendere, è lo scopo di questo libro.
Gérard de Vecchi insegna in un liceo francese. E’ dottore di ricerca in Didattica delle discipline, ricercatore e formatore d’insegnanti.
Dal capitolo 1: Aiutare gli allievi a conoscersi e organizzarsi
“Nel sistema scolastico, l’allievo è un allievo…e non un bambino né un adolescente: raramente lo si affronta in quanto persona. Da parte sua egli conosce di sé solo i risultati scolastici e le sue reazioni in rapporto alle attività pedagogiche in cui viene coinvolto.
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[…] E’ il singolo allievo che impara, ma non apprende da solo; egli si appropria pienamente di un sapere solo se è integrato in un contesto sociale che dà senso a ciò che impara, che gli rimanda le sue carenze, le correzioni da apportare, gli scarti. A tal fine è importante che il gruppo di allievi di una classe possa conoscersi in modo diverso, non solo attraverso le attività della ricreazione o i fallimenti e i successi nelle diverse discipline.
Si può dire inoltre che una classe corrisponde a una mini-società nella quale ognuno dovrà imparare a trovare la sua collocazione, ad esistere attraverso le proprie diversità, ad essere accettato per le sue qualità ma anche con le sue difficoltà. Forgiare <<una immagine positiva di se stessi>> costituisce un sostrato fondamentale di qualsiasi apprendimento, e ne è il motore principale. Come è possibile apprendere se queste condizioni non si realizzano? Gli insegnanti spesso non danno sufficiente importanza a questa <<dimensione interattiva>> dell’apprendimento. Non è il caso di partire da qui per aiutare gli allievi? D’altronde, quando arrivano in un nuovo istituto (per esempio, il primo anno delle elementari, della scuola media o delle superiori) gli allievi sono un po’ persi e anche se si fanno visitare i locali e si spiega il regolamento interno, il bisogno più importante per loro rimane quello di <<farsi dei compagni>> e di essere riconosciuti in quanto individui.
Esistono tecniche semplici che facilitano la comunicazione tra i membri di un gruppo che non si conosce".
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A pag. 239 si parla di "Approcci interdisciplinari"
" Prima di tutto è importante prendere coscienza che la <<realtà>> non è mai disciplinare ma che, al di là dell'insegnamento, le discipline ci servono per comprendere la realtà.
Si confondono termini che non hanno nè lo stesso significato nè, soprattutto, la medesima portata. Di fatto, poichè si assomigliano, si tende a confonderli, e si finisce per usarli addirittura come sinonimi. Eppure essi coprono realtà molto diverse.
Non è l'argomento in sé che ci permette di sapere se siamo in presenza di pluri-, inter- o trandisciplinarità, ma il modo in cui viene affrontato [...]
L'interdisciplinarietà avvicina i <<linguaggi>> impiegati nelle diverse materie. Termini identici si ritrovano in diverse discipline ma hanno significati diversi; al contrario, le discipline a volte usano un linguaggio diverso per indicare la medesima cosa. Così, al di là della difficoltà di raccapezzarvisi, difficilmente agli allievi verrà l'idea di riutilizzare in una materia quello che hanno appreso in un'altra.
L'interdisciplinarietà fa prendere coscienza dell'esistenza di obiettivi comuni e complementari e li valorizza
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[...] E' ovvio che alcune attività che appartengono tradizionalmente a un campo disciplinare (per esempio la Lettura per l'Educazione Linguistica), investono tutte le altre materie e non possono che essere affrontate in modo globale. D'altra parte, per quanto riguarda la maggior parte delle abilità...e ovviamente dei comportamenti sono delle basi che chiunque può fare costruire.Va sottolineato, ad esempio, che la Direzione scolastica ha pubblicato in Francia nel 1991 un opuscolo in questo senso. Esso contiene, in particolare, l'idea di acquisizione di alcune <<competenze metodologiche>>, ma soprattutto di <<competenze trasversali>> che conducono agli <<atteggiamenti>> e alla <<costruzione dei due concetti fondamentali (spazio e tempo)>>.
La disciplina viene così riportata nella sua giusta dimensione: non è più vissuta come un fine in sé; essa fornisce soprattutto una <<serie di strumenti>> da usare all'occorrenza (la qual cosa non impedisce di procedere nell'apprendimento disciplinare). Ciò non significa, chiaramente, trascurare le conoscenze dei diversi ambiti disciplinari, che restano un insieme di mezzi specifici indispensabili.
Diventa dunque urgente costruire un <<linguaggio pedagogico comune>> e definire un <<insieme di conoscenze interdisciplinari>> che saranno trattate nelle differenti materie, utilizzando gli strumenti e le tecniche specifiche proprie di ognuna.In effetti abbiamo visto che un concetto non si costruisce in una sola volta ma attraverso situazioni molteplici e diverse.
[...] In questa prospettiva, l'interdisciplinarietà ci permette anche di evidenziare l'importanza di alcuni grandi <<concetti integratori>> che potrebbero rappresentare degli obiettivi da far gradualmente elaborare agli allievi: del resto i programmi futuri potrebbero essere costruiti attorno a questa idea. Si tratterebbe di scegliere una decina di concetti-chiave di cui gli allievi andranno progressivamente appropriandosi per tutta la durata dell'obbligo scolastico (vedi scheda 76)
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Ma interdisciplinarietà non significa uniformità. Se in un approccio interdisciplinare gli obiettivi generali sono comuni a tutti gli insegnanti, ciò non significa che tutte le attività previste per un argomento interdisciplinare debbano essere svolte con lo stesso metodo. Dal momento che tutti si attengono alle linee generali, <<l'impiego diversificato di tecniche>> o addirittura degli <<approcci pedagogici>> risulterà ancora più interessante.
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I professori non saranno così obbligati ad omologarsi, ma potranno largamente attingere alle proprie specifiche risorse che costituiscono, a volte, la loro vera ricchezza".

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