Ultimo aggiornamento: 07/07/2004 |
Sezione curata da Maria Giovanna Melis |
Giuseppe Lombardo Radice “Didattica
viva” a cura di Elisa Frauenfelder - La Nuova Italia 1993 Dall’Introduzione di E. Frauenfelder: “ <<Maestro di scuola e uomo di popolo>> dice di Lombardo Radice G. Catalfamo “La sua idea dominante è quella di collegare i <<buoni sforzi>> degli educatori italiani e di inculcare nelle scuole e nella famiglie un progetto educativo più rispettoso della creatività dell’infanzia e della fanciullezza. […] Conquista l’idea di una rilettura di tutti quei brani (…) in cui la <<scommessa pedagogica>> si dà per vinta a patto che vengano rispettate alcune condizioni. Si prendano, ad esempio, nella I parte le pagine relative ai concetti di autoeducazione, di preparazione professionale e di didattica: la differenza tra uomo ed individuo che evidenzia la necessità di superare <<la prepotenza cieca>> delle manifestazioni soggettive di piacere e di dolore, il mondo chiuso ed impenetrabile proprio dell’individuo per raggiungere <<l’avvertimento>> degli altri, non rappresentano forse, sia pure in chiave diversa, la necessità di imparare a comunicare con se stesso e con gli altri come condizione prima dell’autoeducazione? E non è ancora vivo oggi, in alcuni, il timore che una eccessiva <<professionalizzazione>> depauperi il processo educativo di significati più ricchi? E se l’insegnamento elementare è ricerca che escogita volta per volta le soluzioni adeguate, pur nella negazione di una <<didattica metodica>>, non emerge, sia pure attraverso il concetto di critica didattica, la necessità di una consapevolezza e di una razionalizzazione del problema dell’insegnamento? <<La didattica è un esame critico dell’opera educativa o meglio un esame autocritico>>, e poiché critica <<vuole dire comprensione di quello che si fa>>, nella didattica non può esservi uniformità di procedimento, il processo di riflessione critica deve essere continuo. Splendida mi è parsa per acume, eticità e buon senso l’affermazione che in <<didattica se è vero che quando si è fatto tutto quel che si poteva si è fatto anche quel che si doveva, è anche vero che non bisogna credere troppo presto di aver fatto tutto quel che si poteva>>. E parimenti significativa e attuale mi è sembrata l’affermazione che in <<didattica se ci si chiude nel solo particolare si corre il rischio di farsi sfuggire lo stesso particolare>>. Che valore può avere, infatti, una esperienza educativa quando viene guardata col telescopio della storia pedagogica e non attraverso la diretta conoscenza dei progressi educativi del proprio tempo? Belle e felici anche le riflessioni sull’infanzia e la fanciullezza; e anche se oggi non è possibile condividere la segregazione dell’educazione alla sola funzione materna con l’esclusione di quella paterna, è pienamente da rinforzare il concetto di una infanzia lunga e serena come base di una solida formazione della personalità. […] Limpido e acuto appare (…) il concetto di lezione: <<così nell’organismo didattico ogni singola lezione è considerata come una cellula che vive perché riceve e dà vita>> e di ripetizione: <<in una didattica corretta si ripete solo apparentemente, in realtà si rifà>>. Nella IV parte (…) si avverte fortemente quello spirito tipico del Lombardo Radice <<uomo di popolo>> oltre che <<uomo di scuola>>: il vero maestro non sarà mai esibitore di dottrine o applicatore di metodiche, ma sarà un creatore di sapere radicato nella cultura del suo paese; il vero maestro deve conoscere l’ambiente in cui opera ed adattare ad esso la propria funzione magistrale rifuggendo da quella pretesa di semplificazione scientifica che molto spesso sfocia in goffaggine. […] La ricostruzione del pensiero del Lombardo Radice attraverso le pagine scelte da Codignola, e da noi in parte riproposte, si chiude così, con una fede profonda nella missione dell’educatore e con l’espressione di una forte passione umanistica, lasciando nel lettore una sottile vena di malinconia, un senso di acuto rimpianto per questo genuino ed entusiastico <<senso pedagogico>> che appare a noi, oggi, forse poco <<scientifico>>, ma quanto, ahimè!, più ricco di vera umanità”. |