Ringrazio Ivana Niccolai per questa interessante
segnalazione:
Gianfranco Giovannone, “PERCHÉ NON SARÒ MAI UN INSEGNANTE –
Seguito da Perché ho fatto il prof di Giovanni Pacchiano” Longanesi & C,
2005 – Milano (Pagine 153)
Il “sondaggio”, relativo a “Why I will never be a teacher”(Traduzione:
“Perché non sarò mai un insegnante”), che viene presentato in questo libro,
riguarda in gran parte gli studenti delle scuole superiori del corso di
Gianfranco Giovannone, docente di lingua inglese ed è nato come
esercitazione di lingua straniera svolta in forma anonima, affinché gli
studenti potessero essere disinvoltamente sinceri. Dopo aver tradotto i temi
in italiano, il professore ha provveduto a fare una selezione, dando una
sforbiciata a tutti gli elaborati, per evitare la ripetitività, che comunque
non ha voluto eliminare completamente, perché la continua ricorrenza di
alcuni temi (come, ad esempio, quello dei bassi stipendi) può assumere una
qualche rilevanza statistica.
Il criterio usato nella selezione e nel “montaggio” dei brani è stato il
seguente: Gianfranco Giovannone ha cercato di salvare ogni volta
l’originalità del punto di vista e/o l’arguzia dell’argomentazione. Gli
elaborati sono stati suddivisi in base alla classe di appartenenza (dalla
classe prima alla classe quinta). Leggendo tali svolgimenti, appare evidente
il declino della professione docente e noi insegnanti siamo costretti a
riflettere sul senso di estraneità (talvolta anche di ostilità) espresso
dalle nuove generazioni verso una professione che ha il compito di formare i
giovani. Per i ragazzi tutti i docenti sono persone avulse dal mondo reale,
mondo reale che può essere riassunto nella triade «denaro, potere,
immagine». In effetti la professione dell’insegnante ha perso il suo antico
prestigio sociale e culturale e appare agli occhi degli studenti come un
lavoro senza prospettive di carriera e senza una retribuzione adeguata,
svolto nella scuola, considerata, ormai, un luogo non più essenziale per
l’istruzione dei futuri cittadini.
L’autore del libro giunge a cercare le responsabilità di un tale declino
attribuendole principalmente agli intellettuali italiani, agli esperti, che
hanno saputo solo gridare allo “sfascio” della scuola, “preparando il
terreno per le riforme di Berlinguer e della Moratti”. Soltanto il senso di
responsabilità degli insegnanti ha evitato lo sfascio, anche se, come
sottolinea Gianfranco Giovannone nelle pagine 47 e 48 del libro, “la
dedizione disinteressata, l’abnegazione volontaristica delle «lodevoli
eccezioni» non fa che perpetuare quell’aura missionaria, quell’enfasi
vocazionale grazie alla quale oggi quella dell’insegnante viene percepita
dai nostri ragazzi come una professione in qualche modo «finta», senza
alcuna affinità con le professioni serie, come quelle del medico, del
commercialista, dell’ingegnere o, male che vada, del professore
universitario. […] Un mestiere da fessi di cui, come ha scritto Giovanni
Pacchiano nel suo Di scuola si muore, ci si può solo vergognare: «Alzi la
mano chi, in un incontro con un gruppo di estranei, in società, come si
diceva una volta, non abbia mai provato un attimo di imbarazzo quando
qualcuno gli chiedesse ‘tu che cosa fai nella vita?’ a rispondere ‘io
insegno’. Come se, oggi,ci fosse qualcosa di vergognoso, o di sporco a
svolgere una professione del genere.[…]”
Lo scritto Perché ho fatto il prof di Giovanni Pacchiano, inserito nella
parte conclusiva del volume, evidenzia come sia difficile il ruolo della
scuola oggi in un mondo in cui i valori prevalenti, se non, forse, assoluti,
sono il denaro, il potere, l’immagine esteriore e dove appaiono crollate le
speranze illuministiche, quali l’equità, la giustizia e il culto
dell’istruzione. Pubblicità, moda e spettacolo sono forme paraculturali (o
subculturali) di forte richiamo e la scuola è fortemente ostacolata
dall’aura negativa che la circonda, comprendente arrivismo, cinismo,
spettacolarizzazione degli eventi e volgarità dilagante.
Personalmente, ho avvertito nelle parole degli autori un richiamo a tutta la
categoria docente, affinché acquisisca una maggiore consapevolezza della
propria dignità professionale, per poter giungere a una rivalutazione
collettiva della figura dell’insegnante.
Note sull’autore
Dal risvolto di copertina : “[…] Gianfranco Giovannone, nato ad Arpino nel
1952, si è laureato a Pisa in Lingue e Letterature straniere. Ha insegnato
in tutti gli ordini di scuola, escluse le materne. Vive a Livorno e insegna
in un liceo di Pisa.[…] |