Ultimo aggiornamento: 24/06/2004 |
Sezione curata da Maria Giovanna Melis |
Donata Francescato / Anna Putton / Simona Cudini “Star
bene insieme a scuola – Strategie per un’educazione socio-affettiva dalla
materna alla media inferiore”. Carocci editore 2000 Donata Francescato, scrive nella Premessa: “ L’idea di scrivere questo libro è nata già molti anni fa, quando discutendo con un amico della sua infanzia solitaria e accennando ad alcuni principi della psicologia sociale e di comunità, questi mi disse: <<Ah, se avessi saputo allora queste cose, avrei affrontato meglio i miei problemi. Perché non scrivi un libro per gli insegnanti che li aiuti a far star bene i bambini a scuola?>>. Anni dopo, sviluppando un programma di formazione di psicologia di comunità, mi sono trovata di fronte a vari insegnanti che erano preoccupati soprattutto di due cose: come reagire di fronte a situazioni scolastiche in cui a causa di dissensi tra gli allievi erano costretti a spendere una notevole parte del loro tempo a “tenere la disciplina”, assumendo un ruolo autoritario e punitivo che contrastava con le loro motivazioni a scegliere l’insegnamento; come affrontare le problematiche dei bambini “disturbati” che o si isolano dal resto della classe o interferiscono pesantemente con comportamenti anche violenti. La domanda implicita che mi veniva rivolta era la seguente: <<Come posso creare tra i bambini, e tra me e loro, un rapporto che ci faccia stare bene e lavorare meglio insieme?>>. Occupandomi di psicologia di comunità ero a conoscenza del rilievo sempre maggiore assunto, nel corso degli ultimi anni, nell’ambito della tutela della salute mentale dall’impegno preventivo al fine di evitare l’insorgenza del disturbo mentale e della devianza. La psicologia di comunità inoltre tende alla promozione del benessere e alla creazione di una migliore interazione tra sistemi sociali e individui che vi sono inseriti. In questo ambito la psicologia di comunità ha sviluppato una serie di strategie d’intervento nella scuola, considerata insieme alla famiglia uno dei poli primari su cui agire per promuovere il benessere psico-fisico dell’individuo.. Tra queste tecniche un posto particolare hanno avuto le metodologie per l’educazione socio-affettiva che presuppongono che nella scuola vengano predisposte attività volte non solo all’educazione della sfera cognitiva della personalità, ma anche a quella sociale e affettiva. L’idea base che sta dietro a questi programmi d’intervento è che, trasmettendo alcune conoscenze e capacità psicologiche ai bambini, questi siano in grado di meglio affrontare i problemi della loro vita scolastica e familiare, e inoltre siano più capaci di capire se stessi e le proprie interazioni con gli altri. […] Nel primo capitolo di questo libro sono esposti i fondamenti teorici del metodo integrato da noi elaborato; in particolare viene descritto l’approccio umanistico alle problematiche educative, analizzando pensiero ed opere di Abraham H. Maslow e Carl R. Rogers. Nel secondo capitolo del volume viene presentato il metodo integrato da un punto di vista teorico. In particolare, per quanto riguarda la relazione insegnante-classe, viene discussa l’opera di Thomas Gordon, il quale punta all’instaurarsi di un buon rapporto tra insegnanti e allievi e tra gli allievi. Il metodo non si occupa di contenuti didattici, ma si propone di insegnare modi efficaci di comunicare con gli studenti allo scopo di aumentare la loro autostima, ridurne la dipendenza, aiutarli a risolvere i loro problemi, sentirsi capiti, produrre un rapporto di mutuo rispetto tra insegnante e studente. A questo scopo Gordon ha sviluppato un insieme di tecniche operative attraverso le quali gli insegnanti apprendono a distinguere fra i problemi degli studenti, individuando quelli che disturbano veramente l’operato degli insegnanti, a inviare messaggi congruenti, ad ascoltare in modo attivo e riflessivo, a risolvere i problemi con il negoziato. In pratica, secondo Gordon, nella scuola di massa, che accoglie bambini di ogni ambiente con ogni tipo di vissuto emotivo, occorre che gli insegnanti sviluppino un nuovo ruolo. Questo ruolo si differenzia da quello tradizionale di fornitore autorevole di informazioni, richiedendo invece che l’insegnante svolga mansioni per cui non è stato adeguatamente preparato, come: a) Facilitare l’autoapprendimento dell’allievo; b) servire come consulente educativo; c) facilitare la scoperta di problemi da parte degli studenti; d) creare un clima di libertà e creatività in classe. […] Per questi motivi, […], dopo aver esposto il metodo di Gordon, affrontiamo il problema del gruppo – classe. Abbiamo dedicato particolare attenzione allo sviluppo di una metodologia che deriva dagli USA, denominata circle time (il tempo del cerchio) e l’abbiamo arricchita con alcuni nostri contributi specifici sul fenomeno dei gruppi e sugli aspetti problematici della conduzione di gruppi […]Il libro prosegue con un capitolo che, secondo noi, rappresenta una delle parti più vive e stimolanti di tutto il volume. Esso, infatti, racchiude brani delle registrazioni effettuate in classe durante il ‘circle time’ e offre esempi dell’applicazione del metodo Gordon su problemi concreti. Credo che la lettura di questi diari sia più di ogni spiegazione teorica uno strumento efficace per capire quanto i bambini siano avidi di raggiungere diverse modalità di interazione tra loro e di quanto siano creativi nell’adattare questi metodi alle loro esigenze per poter finalmente <<star bene insieme a scuola>> e, come ha detto una bambina, <<imparare contenti>>”. |