Ringrazio Ivana Niccolai che segnala:
Franco Carlini, "INTERNET, PINOCCHIO E IL
GENDARME - Le prospettive della democrazia in rete", prefazione di
Ida Dominijanni, 1996 manifestolibri srl (Pagine 242)
Dalla Prefazione: "[...]Chi convive con Internet, o ci vive navigandoci in
lungo e in largo, in queste pagine troverà uno specchio molto accessoriato,
con un corredo completo di informazioni su nascita, vita e miracoli della
mitica rete. Chi invece Internet la frequenta poco o niente, ma sa che non
può ignorarne l'esistenza salvo iscriversi alla schiera patetica delle
«piccole anime goethiane» che all'inizio del secolo l'ingegner Robert Musil
rampognava per il loro conservatorismo antitecnologico, ci troverà una trama
ragionata non solo di ciò che Internet è, ma di ciò a cui rinvia, o di cui è
sintomo o metafora, risultato o annuncio. […] Di Internet, summa realizzata
di informazione e comunicazione, potremmo dire che non è né sostanza né
accidente (è una macchina immensa ma non ha nulla di meccanico, ci spiega
Carlini, è una tecnologia ma il suo valore aggiunto sta nell'impatto umano)
eppure, come la peste manzoniana, si allarga a macchia d'olio per
inarrestabile contagio. Medium geneticamente interattivo e comunicativo, è
per storia e vocazione, scrive Carlini, processo sociale. Più precisamente,
se è vero che tutti i media agiscono in un qualche punto del processo
sociale, Internet agisce, nel suo momento primo, laddove cioè gli individui
- due, alcuni, molti - si mettono in relazione fra di loro per fare scambio,
gruppo, comunità, politica.
Quale relazione, quale scambio, quale comunità, quale politica? Come viene
modificato in rete ciascuno di questi termini del lessico della sfera
pubblica? Queste pagine su questo si interrogano: il problema centrale del
libro, scrive l'autore, è quello del rapporto fra Internet e democrazia, su
un triplice versante: la valenza democratica insita nella struttura e nella
pratica della rete; il suo uso politico-amministrativo ai fini del
potenziamento di una democrazia attiva e trasparente; il carattere
sintomatico del suo successo e dei suoi limiti, spia delle contraddizioni
che agitano le democrazie di fine secolo. […] La domanda è se la rete
telematica possa servire , e come, alla costruzione
di una democrazia diretta che salti le istituzioni rappresentative, avvicini
governanti e governati, renda più consapevole la cittadinanza, più
socializzata e partecipata la cosa pubblica e più trasparente la sua
amministrazione. Il bene comune su cui si regge tutta l'ipotesi, superfluo
dirlo, è l'informazione, intesa come una precondizione del processo
democratico. [...]
Carlini ci prospetta […] tutta la serie dei possibili usi democratici della
comunicazione elettronica: dalla diffusione dell'e-mail all'archivio
pubblico sulla legislazione e sull'azione di governo, dal sondaggio
informativo alla comunicazione tra i partiti, i sindacati e i loro iscritti
ed elettori: il tutto sostenuto dalla precondizione di un universale diritto
d'accesso alle tecnologie.[…]
Nel primo capitolo "Pinocchio può vincere" si precisa che il libro è stato
scritto per:
1) Reinterrogare il mito dell'Internet Pinocchio felicemente anarchica,
riconoscendone i fondamenti nella sua storia sociale e nella sua tecnologia,
ma segnalandone anche le ambiguità, gli idealismi e le manipolazioni.
2) Capire il presente (Dopo più di un quarto di secolo, l'Inter-networking
ha preso improvvisamente a galoppare a un ritmo che alla lunga si rivelerà
insostenibile. Non esiste infatti alcun fenomeno fisico o sociale che possa
salire all'infinito seguendo una funzione esponenziale.)
3) Riconoscere le tendenze negative, perché proprio l'innegabile maggiore
democraticità della rete ha prodotto una serie di atteggiamenti.
«conservatori», quando non anche «reazionari», che tendono cioè a reagire a
un'azione squilibrante ripristinando il precedente equilibrio dei poteri.
4) Pubblico chiama Stato? Anche questa è una domanda cruciale. Internet non
sarebbe divenuta quella che è se non fosse stata fin dall'inizio un progetto
semi pubblico, addirittura "finanziato con i soldi del Pentagono".
5) Indagarne le possibilità democratiche: la domanda è se la rete già
rappresenti - come pensano gli ottimisti -, o possa rappresentare – come
pensa l'autore -, uno spazio pubblico libero e influente, una sfera
dell'agire sociale.
6) Infine risulta sempre più chiaro che il virtuale aiuta a rileggere e a
vedere in un'altra luce il reale; la rete è un ottimo punto di osservazione
sul mondo.
Franco Carlini, giornalista professionista, è laureato in fisica ed è stato
ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, occupandosi di
biofisica e di psicologia della percezione. |