Ultimo aggiornamento: 23/03/2005

 
Sezione curata da Maria Giovanna Melis

Ringrazio Ivana Niccolai che segnala:

 Franco Carlini, "INTERNET, PINOCCHIO E IL GENDARME - Le prospettive della democrazia in rete", prefazione di Ida Dominijanni, 1996 manifestolibri srl (Pagine 242)
Dalla Prefazione: "[...]Chi convive con Internet, o ci vive navigandoci in lungo e in largo, in queste pagine troverà uno specchio molto accessoriato, con un corredo completo di informazioni su nascita, vita e miracoli della mitica rete. Chi invece Internet la frequenta poco o niente, ma sa che non può ignorarne l'esistenza salvo iscriversi alla schiera patetica delle «piccole anime goethiane» che all'inizio del secolo l'ingegner Robert Musil rampognava per il loro conservatorismo antitecnologico, ci troverà una trama ragionata non solo di ciò che Internet è, ma di ciò a cui rinvia, o di cui è sintomo o metafora, risultato o annuncio. […] Di Internet, summa realizzata di informazione e comunicazione, potremmo dire che non è né sostanza né accidente (è una macchina immensa ma non ha nulla di meccanico, ci spiega Carlini, è una tecnologia ma il suo valore aggiunto sta nell'impatto umano) eppure, come la peste manzoniana, si allarga a macchia d'olio per
inarrestabile contagio. Medium geneticamente interattivo e comunicativo, è per storia e vocazione, scrive Carlini, processo sociale. Più precisamente, se è vero che tutti i media agiscono in un qualche punto del processo sociale, Internet agisce, nel suo momento primo, laddove cioè gli individui - due, alcuni, molti - si mettono in relazione fra di loro per fare scambio, gruppo, comunità, politica.
Quale relazione, quale scambio, quale comunità, quale politica? Come viene modificato in rete ciascuno di questi termini del lessico della sfera pubblica? Queste pagine su questo si interrogano: il problema centrale del libro, scrive l'autore, è quello del rapporto fra Internet e democrazia, su
un triplice versante: la valenza democratica insita nella struttura e nella pratica della rete; il suo uso politico-amministrativo ai fini del potenziamento di una democrazia attiva e trasparente; il carattere
sintomatico del suo successo e dei suoi limiti, spia delle contraddizioni che agitano le democrazie di fine secolo. […] La domanda è se la rete telematica possa servire , e come, alla costruzione
di una democrazia diretta che salti le istituzioni rappresentative, avvicini governanti e governati, renda più consapevole la cittadinanza, più socializzata e partecipata la cosa pubblica e più trasparente la sua amministrazione. Il bene comune su cui si regge tutta l'ipotesi, superfluo
dirlo, è l'informazione, intesa come una precondizione del processo democratico. [...]
Carlini ci prospetta […] tutta la serie dei possibili usi democratici della comunicazione elettronica: dalla diffusione dell'e-mail all'archivio pubblico sulla legislazione e sull'azione di governo, dal sondaggio informativo alla comunicazione tra i partiti, i sindacati e i loro iscritti ed elettori: il tutto sostenuto dalla precondizione di un universale diritto d'accesso alle tecnologie.[…]
Nel primo capitolo "Pinocchio può vincere" si precisa che il libro è stato scritto per:
1) Reinterrogare il mito dell'Internet Pinocchio felicemente anarchica, riconoscendone i fondamenti nella sua storia sociale e nella sua tecnologia, ma segnalandone anche le ambiguità, gli idealismi e le manipolazioni.
2) Capire il presente (Dopo più di un quarto di secolo, l'Inter-networking ha preso improvvisamente a galoppare a un ritmo che alla lunga si rivelerà insostenibile. Non esiste infatti alcun fenomeno fisico o sociale che possa salire all'infinito seguendo una funzione esponenziale.)
3) Riconoscere le tendenze negative, perché proprio l'innegabile maggiore democraticità della rete ha prodotto una serie di atteggiamenti. «conservatori», quando non anche «reazionari», che tendono cioè a reagire a un'azione squilibrante ripristinando il precedente equilibrio dei poteri.
4) Pubblico chiama Stato? Anche questa è una domanda cruciale. Internet non sarebbe divenuta quella che è se non fosse stata fin dall'inizio un progetto semi pubblico, addirittura "finanziato con i soldi del Pentagono".
5) Indagarne le possibilità democratiche: la domanda è se la rete già rappresenti - come pensano gli ottimisti -, o possa rappresentare – come pensa l'autore -, uno spazio pubblico libero e influente, una sfera dell'agire sociale.
6) Infine risulta sempre più chiaro che il virtuale aiuta a rileggere e a vedere in un'altra luce il reale; la rete è un ottimo punto di osservazione sul mondo.
Franco Carlini, giornalista professionista, è laureato in fisica ed è stato ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, occupandosi di biofisica e di psicologia della percezione.

 

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