Ultimo aggiornamento: 06/11/2005 |
Sezione curata da Maria Giovanna Melis |
Ivana Niccolai, che ringrazio, ci segnala: Giorgio Blandino, Bartolomea Granieri, “LE RISORSE EMOTIVE NELLA SCUOLA – Gestione e formazione nella scuola dell’autonomia”, Raffaello Cortina Editore, Prima edizione 2002 (Pagine 309) Il libro fa parte della collana : “Individuo Gruppo Organizzazione Theatrum” diretta da Gian Piero Quaglino. Questo volume ha l’obiettivo di approfondire la conoscenza delle implicazioni psicologiche delle relazioni che si giocano nel mondo della scuola, portando il focus del discorso sul problema della gestione dell’istituzione e della classe, soprattutto per illustrare le complesse concomitanti emotive che la attraversano e che vanno riconosciute e affrontate. La tesi che viene discussa è la seguente: per realizzare un’innovazione incisiva è necessario ripensare la modalità con cui funziona la scuola, sia per quanto riguarda il processo di insegnamento-apprendimento, sia per quanto concerne le relazioni che si instaurano nella vita scolastica. Vengono prese in considerazione le dimensioni emotive consce e inconsce della mente, presupponendo che non siano possibili un pensiero e uno sviluppo cognitivo indipendentemente dal contatto con i sentimenti e le emozioni. Ciò comporta un nuovo modo di intendere il ruolo gestionale e, quindi, subentra la necessità di sviluppare una professionalità nuova sia per i docenti sia per i dirigenti scolastici. Come si legge nella Premessa, “[…] il testo è strutturato in tre parti. La prima cerca di fornire un inquadramento generale del problema della gestione del processo educativo e di mostrare qual è il vantaggio di adottare un modello di osservazione psicodinamico (di matrice psicoanalitica) e quali sono i suggerimenti che ne derivano per una scuola organizzata secondo i criteri dell’autonomia. La seconda parte descrive minuziosamente le problematiche emotive della gestione osservate nei loro molteplici aspetti, a partire dalla considerazione delle varie dinamiche istituzionali, e fornisce numerosi esempi pratici di quanto viene illustrato teoricamente. La terza, infine, si sofferma su ambiti specifici e particolari di gestione.[…]” Nel quattordicesimo capitolo “La gestione dell’errore”, in conclusione del libro, viene sottolineata l’importanza dell’errore, tanto nel processo conoscitivo, quanto nei processi interpersonali, evidenziando come la capacità di apprendere dai propri errori riesca a trasformare un fatto apparentemente negativo in un fatto positivo e come tale trasformazione rappresenti l’essenza del processo di apprendimento. Poiché la conoscenza avviene solo all’interno di una relazione tra menti, ne consegue che l’apprendimento dai propri errori riguarda non solo l’alunno, ma anche l’insegnante; infatti un discente può imparare e cambiare se per primo impara e cambia il docente mentre insegna. Dal punto di vista etimologico, il concetto di errore è collegato all’errare, cioè al vagabondare senza meta. Il grande psicologo sociale tedesco Lewin osservava che, se ci si prefigge di raggiungere un traguardo, certamente si arriva a destinazione, ma non si vede il paesaggio intorno, perdendo così una quantità incredibile di informazioni. Non bisogna, dunque, preoccuparci troppo dell’obiettivo, perché è solo errando che si conosce, è solo errando che si osservano con attenzione vari particolari. La conoscenza vera si realizza quando non ci si pongono delle mete specifiche, ma si procede in piena libertà, senza alcuna preoccupazione produttivistica. Il “brain storming”, quella tecnica di creatività che si usa per produrre idee, presuppone proprio il vagabondaggio intellettuale che fa scoprire territori sconosciuti, stimolando la curiosità cognitiva. Dal punto di vista psicologico ciò che interessa è indagare perché in certi casi non si riesce ad apprendere dagli errori, per capire quali siano gli ostacoli da superare. La psicoanalisi ha messo in luce che le difficoltà ad apprendere sono soprattutto di ordine emotivo, per cui si può affermare che l’incapacità di apprendere dagli errori è da attribuirsi a fattori di ordine emotivo. Per aiutare ad apprendere dagli errori è necessario confrontarsi con le forze anticonoscitive della mente che tendono a rifiutare il nuovo, inquietante e pauroso, per farci ripiegare sul noto rassicurante e conosciuto. Dalla quarta di copertina: “Giorgio Blandino è docente di Psicologia dinamica all’Università di Torino […] Bartolomea Granieri, psicologa e psicoterapeuta, collabora con il bipartimento di Psicologia dell’Università di Torino. È stata per anni dirigente scolastico. Dal 1994 lavora all’IRRE Piemonte, dove si occupa di formazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici. I cambiamenti strutturali introdotti dall'autonomia scolastica costringono insegnanti e dirigenti a ripensare il proprio ruolo e la propria posizione professionale in relazione agli allievi, alle famiglie e ad altre istituzioni attive sul territorio. In questo volume, sia attraverso puntualizzazioni teorico-metodologiche sia attraverso numerosi esempi, gli autori esplorano i risvolti emozionali e affettivi delle vicende vissute da docenti e dirigenti nella scuola degli ultimi anni. Evidenziano così quanto siano importanti non solo le dotazioni tecniche ma soprattutto le risorse emotive intrinseche nel lavoro di gestione e in quello educativo, come la capacità di tollerare le frustrazioni, di ascoltare e comunicare. E mostrano come sia davvero innovativo nella scuola imparare a riconoscere i sentimenti che permeano l'impegno quotidiano, in modo che possano essere utilizzati per renderlo più incisivo. Un percorso professionale e umano che può interessare non solo la scuola ma anche altre organizzazioni attraversate da problemi analoghi.” |