Ultimo aggiornamento: 24/06/2004 |
Sezione curata da Maria Giovanna Melis |
Alessandro Antonietti, Manuela Cantoia “La mente che impara
- Percorsi metacognitivi di apprendimento” Professione Docente, La Nuova
Italia 2000 Dall’introduzione: “Nel rapporto dell’Unione europea Insegnare e apprendere. Verso la società conoscitiva si afferma che <<in futuro l’individuo dovrà sempre più comprendere situazioni complesse che evolvono in maniera imprevedibile[…]. Si troverà in presenza di una varietà di oggetti fisici, di situazioni sociali, di contesti geografici o culturali. Sarà infine sottoposto a una profusione di informazioni cellulari e discontinue oggetto di numerosissime interpretazioni e analisi parziali>>. Se questo è il quadro che si prefigura per i giovani di domani, il compito della scuola – come sottolinea il medesimo documento e come viene oggi riconosciuto da più parti – diviene quello di sviluppare le competenze di base che permettono di orientarsi, dare senso e agire con successo in una realtà in cui ciò che è importante non è tanto il possesso di specifiche nozioni e capacità tecniche, ma la disponibilità ad apprendere ciò che di volta in volta risulta rilevante. Come recita uno slogan ormai abusato, si tratta di far <<imparare ad imparare>>. Cap. 6 “Questione di stile”, pag. 137 e seg. “Secondo Gardner (1987) le persone si distinguono a seconda del tipo di intelligenza che maggiormente le contraddistingue: chi ha più competenza con la musica, chi con le parole, chi con i comportamenti spaziali, chi con le abilità sociali ecc. Con questo capitolo si vuole introdurre un secondo spunto di differenziazione tra le persone: lo stile di apprendimento, ovvero la tendenza ad applicare preferenzialmente certi tipi di strategie e ad agire sulla base di particolari motivazioni o interessi. Se appare importante avviare i ragazzi all’uso di un pensiero strategico, alla capacità di riconoscere le azioni mentali che portano a certi risultati, la consapevolezza di questo procedere richiede la ricostruzione del proprio percorso, la familiarità con i propri modi di organizzare il lavoro. Ognuno di noi ha infatti la tendenza ad applicare determinate strategie, c’è chi ragiona meglio in termini astratti, chi ha bisogno di un esempio o di un supporto visivo […]; possiamo preferire di affrontare una trattazione minuziosa partendo dall’inizio e procedendo oppure possiamo non riuscire a orientarci senza un’idea anche approssimativa dell’argomento trattato (in questo caso potremo distinguere uno stile globale da uno analitico, ma anche sequenziale piuttosto che simultaneo). Il riconoscimento dello stile cognitivo e dello stile di apprendimento rappresenta un passo decisivo verso la possibilità di gestire il proprio percorso di apprendimento”. “Quanti e quali stili” pag. 139 “[…] Un punto che è importante chiarire è l’estrema eterogeneità dei contributi circa gli stili (clicca qui). Malgrado il tema sia di estrema attualità e interesse, non c’è molta letteratura italiana al riguardo; i diversi autori affrontano diverse sfaccettature del problema; spesso i termini si sovrappongono, altre volte vocaboli differenti indicano concetti uguali. […] In questa sede verranno discusse due proposte che sono in particolare sintonia con il mondo della scuola. […] considerando l’obiettivo di apprendimento, quindi la differenza tra chi punta alla comprensione piuttosto che all’assimilazione riproduttiva, vengono proposti degli stili di apprendimento intesi come livello di elaborazione dell’informazione o del materiale di apprendimento (Marton, Entwistle, Smeck). Marton (1988) ha teorizzato la differenza tra uno stile superficiale e uno profondo (clicca qui). Secondo Marton (1988) l’approccio (profondo o superficiale) degli studenti dipende dalle aspettative che hanno rispetto al compito. […]. Solo l’apprendimento profondo rispecchierebbe un processo naturale; quello superficiale e strategico sarebbero conseguenti all’apprendimento scolastico che spesso richiede di conseguire risultati in termini di valutazione più che di conoscenze. […] Schmeck (1988) colloca il concetto di stile di apprendimento tra quello di personalità (generale) e di strategia d’apprendimento (specifico), sottolineando il rapporto tra abilità del soggetto e metodi d’insegnamento. Infatti la conoscenza degli stili d’apprendimento permette di rilevare alcuni attributi personali significativi sui quali si basa l’efficacia sia delle strategie di apprendimento sia del loro insegnamento” (clicca qui). |