Ultimo aggiornamento: 24/06/2004 |
Sezione curata da Maria Giovanna Melis |
Salvatore Bulla, che ringrazio, segnala
questo testo: Raffaello Rossi “L’ascolto costruttivo, tecniche ed esercizi per formarsi all’osservazione e all’accoglienza” EDB Dall’introduzione: “Marito: Perché non mi ascolti quando parlo? Moglie: Io ti ascolto benissimo, e comunque so già cosa vuoi dire… Marito: Ma allora proprio non vuoi capire… Moglie: L’unica cosa che c’è da capire è che vuoi sempre avere ragione tu! Marito: No, sei tu che non ascolti e poi vuoi anche avere ragione! Moglie: Basta, non voglio più ascoltarti, tanto è inutile…" Quante volte capita di rimanere coinvolti o di assistere a dialoghi come questo? In famiglia, a scuola, al lavoro, negli incontri di amici, uno dei problemi più sentiti è quello dell’ascolto. Di frequente si entra in conflitto, si soffre, ci si isola a partire da dinamiche di comunicazione in cui non ci si è sentiti ascoltati. Un insegnante, riferendosi ai suoi alunni, ha esclamato: Mi sembra di vivere tra sordi e ciechi! Un impiegato, parlando del proprio direttore, si è sfogato così: Parlare con lui è come parlare a un muro. Un educatore di un centro professionale, durante una supervisione, ha detto di sé: Spesso ho la sensazione di essere trasparente per gli altri, che mi vedano solo se hanno bisogno di me per qualche motivo… Nella cultura della comunicazione di massa il singolo individuo si sente sempre più spesso abbandonato a se stesso, isolato in mezzo alla folla, incapace di ascoltare e di essere ascoltato. Questa incapacità impedisce di osservare se stessi e gli altri con uno sguardo di accoglienza, di rispetto e di amore. Senza accoglienza e rispetto non è possibile costruire rapporti stabili e significativi. La maggior parte delle tensioni, delle incomprensioni, dei disagi relazionali e intrapsichici derivano dalle situazioni di non ascolto e di non accettazione di sé, degli altri o di come vanno le cose. Sentirsi accolti e ascoltati permette, nella grande maggioranza dei casi, di conquistare o riconquistare un migliore equilibrio nel rapporto con se stessi e con gli altri. In genere, nessuno ci insegna ad ascoltarci e ad ascoltare gli altri; di conseguenza, quando parliamo con qualcuno che sta male, che sia nostro figlio, il nostro coniuge, un amico […], scattano dei meccanismi di fretta, di bisogno o di tendenza a dare giudizi e consigli. Per fare un esempio, provate a considerare cosa succede dentro di noi quando ci stiamo aprendo, stiamo parlando di noi e della nostra vita e la persona che abbiamo di fronte ci chiede un perché: un semplice <<perché>> scatena dentro di noi una serie di reazioni a catena, ci fa sentire indagati, ci spinge a giustificarci, ci mette il dubbio che stiamo sbagliando qualche cosa… ha a che fare con la sfera del giudizio o del consiglio e facilmente innesca meccanismi di difesa o di squalifica. Per questa ragione, nei colloqui di ascolto, la parola <<perché>> è quasi abolita e al suo posto si preferisce chiedere <<come mai>>? Il come mai non è indagatorio e non ha nulla a che fare con i giudizi e i consigli: è semplicemente descrittivo e in generale ci aiuta ad analizzare e descrivere meglio ciò che viviamo o le nostre reazioni. Spesso scatta anche il senso di un nostro reale o presunto ruolo che ci spinge a dirigere il colloquio, a <<forzarlo>> nella direzione che ci sembra migliore, ma tutto questo ingarbuglia ancora di più la situazione e crea messaggi di squalifica dell’altro, di non fiducia nelle sue personali risorse e qualità, a volte di dipendenza nei nostri confronti. Senza ascolto i problemi verranno solo coperti, spostati, compensati, ma non essendo rielaborati, proprio perché è mancata la fase dell’accoglienza e dell’accettazione, torneranno presto a presentarsi, magari sotto forme apparentemente diverse, ma uguali nella sostanza. Ecco perché è fondamentale accogliere l’altro e ascoltarlo, mettere a tacere la fretta di risolvere i problemi, di dare buoni consigli o, peggio ancora, giudizi su ciò che sta vivendo e che ci racconta con tanta fatica. L’ascolto è la medicina naturale più potente del mondo, perché ha come primo risultato il fare sentire l’altro accolto, accettato, non giudicato; solo così egli potrà darsi il permesso di riprendere le fila dei suoi problemi, di cercare un ordine e un senso dove, fino a quel momento aveva visto solo dolore e inadeguatezza. L’ascolto che propongo in questo testo è chiamato, proprio per questi motivi, ascolto costruttivo e vuole caratterizzarsi come una relazione accogliente, non giudicante e, appunto, costruttiva". |