Ultimo aggiornamento: 13/03/2005 |
Sezione curata da Maria Giovanna Melis |
Emilio Parresiade - La scuola del P(L)OF - ©Michele Di Salvo Editore, Napoli, 2004 “Questo libro è dedicato a tutti i miei superiori di ogni ordine e grado: da anni ormai e con infaticabile solerzia essi si stanno prodigando per far sì che gli insegnanti di buona volontà lavorino nelle peggiori condizioni che la più perversa fantasia umana è incapace di immaginare”. Dalla dedica si intravede il tono sarcastico che l’autore, un collega che si firma Emilio Parresiade, vuole dare al suo pamphlet. Dichiara, nella Premessa, che il suo <<tragicomico libretto>> non intende proporre <<un bel niente a chicchessia>>, anche perché “(…) Di irrealizzate o realizzande proposte per la riforma della scuola sono pieni da decenni archivi e cestini del ministero, pubbliche biblioteche e pubbliche discariche, ma soprattutto le tasche degli insegnanti che vorrebbero continuare ad insegnare e degli studenti che gradirebbero continuare a studiare”. Al tempo stesso, avverte il lettore che, a suo parere, “(…) la nuova istituzione scolastica è l’unica degna erede non proprio del liceo gentiliano né della sperimentazione donmilaniana, bensì di un’altra istituzione, ormai innominabile e da tempo abolita, per la sua disumanità, dalla legge Basaglia”. Questo libretto presenta una riflessione/descrizione, amara e pungente, condita di sarcasmo anche feroce, sull’universo-scuola e sugli attori che lo popolano. La “scuola del P(L)OF” valuta impietosamente la scuola attuale in generale, con un’attenzione particolare alla Scuola Superiore, la quale : “ (…) nel suo generoso new look da matura e disinvolta signora ancor piacente, la s.s. ammicca con civetteria verso il cliente-utente esibendo il fascinoso lifting dell’autonomia (…)”, il cui “sogno”, avverte l’Autore, “genera mostri (e mostriciattoli)”. Sono critiche aspre quelle riguardanti l’autonomia che introduce criteri aziendali nella gestione scolastica e provoca la concorrenza tra scuole per accaparrarsi più alunni possibile. Ce n’è per tutti! Dal <<Grande burattinaio>>, il Ministro della P.I., (alludendo indistintamente ai vari ministri che, nel corso del Novecento, hanno ricoperto tale incarico) – con una palese somiglianza con il Pinocchio collodiano – del quale “non sfugge la leggera, innaturale crescita del naso che accompagna le sue esternazioni”, all’ispettore <<umanoide>>, che “promette, come gli antichi romani, di risparmiare i succubi e di debellare i superbi”. Il dirigente, poi, è descritto come un <<manager>> e “perciò crede che tutto abbia un prezzo. Anche il certificato di qualità che si è fatto rilasciare (come il bollino della Chiquita) da non so quale agenzia lombarda, dice lui, di grande affidamento nella valutazione degli istituti superiori”. Nel capitolo “Riforme, Didattichese, Didatticume”, muovendosi con ironia e amarezza, l’Autore analizza i termini che fanno ormai parte della professionalità di ogni docente: Accoglienza, Aggiornamento (degli insegnanti), Pof, Progetti di ogni tipo, Moduli, Crediti, Recuperi, Didattica breve, Dispersione, Flessibilità, e quant’altro. Tutte parole nuove, appiattite e condiscendenti alle tante mode didattiche e pedagogiche che periodicamente investono la scuola e che hanno introdotto diverse modalità della didattica, nuovi modelli di valutazione, nuovi modelli di tipo relazionale inerenti ai rapporti con gli studenti e con le loro famiglie, un approccio diverso sulla funzione delle discipline e della cultura, della identità professionale dei docenti, delle finalità stesse della scuola. Sente nostalgia, l’Autore, per l’insegnante della vecchia scuola, quello che “teneva sul comodino e nella borsa: Virgilio, Dante, Shakespeare, Einstein, Heidegger” e non riesce proprio ad accettare il modello dell’insegnante di oggi, che tiene nel suo comodino: “la copia del POF, l’ultimo sondaggio sull’indice di gradimento studentesco della mensa, la circolare ministeriale sulla dispersione, l’ordinanza sul riordino dei cicli; la lista delle agenzie di viaggio per le gite scolastiche; la tabella del recupero della frazione oraria; il calendario delle scadenze del progetto Pegasus”. La situazione professionale di quello che vivono molti docenti nelle scuole superiori è raccontata dall’Autore in modo ironicamente efficace. E’ un libretto che può essere utile per avviare una riflessione sulla scuola superiore e non solo e che merita attenzione da parte di tutti coloro che nella scuola e nella sua funzione ancora credono. Indubbiamente l'Autore ha
espresso il proprio punto di vista, di certo discutibile, ma l'amarezza che
traspare dalla sua prosa, in apparenza ironica e "irriverente", ci rivela
sia l'amore che l' Insegnante nutre verso il mondo culturale, che sta
subendo una rivoluzione ancora priva di certezze e di teorie consolidate,
sia la preoccupazione che viene avvertita dai docenti, i quali desiderano
svolgere con etica professionale il proprio difficile compito di educatori,
per cui è lecito il dubbio che un certo Di seguito, alcuni brani tratti dal libro: |