ANCORA SU PUNTOEDU SOSTEGNO STUDENTI
(pubblicato anche su Orizzonte Scuola)

 di Claudio Rosanova

Il progetto Puntoedu Studenti se da un lato è ambizioso, dall’altro potrebbe risolvere numerosi problemi legati al recupero, al sostegno e al potenziamento degli allievi del biennio della scuola superiore.

Diversi sono i fattori che mi portano a questa riflessione, sulla base ovviamente di esperienze personali maturate in diverse tipologie di scuole superiori: professionale, tecnico commerciale e industriale, geometra, liceo classico e scientifico, ecc.

Quali potrebbero essere i punti di forza del Progetto? Ovviamente i benefici dovrebbero aversi a tutto campo; ecco alcuni punti deboli della situazione in cui attualmente la Scuola versa:

1. di tipo economico: quanto denaro pubblico viene sperperato in interventi di recupero? Se è vero che molte attività vengono svolte in modo dignitoso, è altresì vero che gli interventi si sono dimostrati, su gruppi numerosi di allievi, insufficienti e inefficienti. Svolgere questi interventi spesso si risolve in lezioni pomeridiane scarsamente affollate, o troppo affollate (a secondo del tipo di scuola), con utenti spesso stanchi perché hanno già effettuato 6 o 7 ore di lezione al mattino; gli allievi “viaggiatori” non riescono a frequentare costantemente le attività, anche a causa di carenze di mezzi pubblici in determinati orari della giornata o di difficoltà nel pianificare lo studio delle rimanenti discipline nel corso della serata; alcuni docenti sono (...purtroppo) attratti dai compensi, e continuano al pomeriggio a fare ciò che fanno al mattino, senza modifiche metodologiche e l’allievo continua a “permanere nel suo stato di difficoltà, con l’aggiunta di ulteriori ore di lavoro perse”; altri somministrano solo contenuti, solo “il sapere”, senza badare alle competenze, tralasciando cioè il “saper fare” e il “saper essere”; se poi aggiungiamo che il budget a disposizione per questo tipo di attività è andato sempre più a diminuire, allora la frittata è fatta!

2. di tipo didattico : come già riportato, spesso il docente, convinto della bontà delle metodologie adottate e dell’importanza di alcuni contenuti rispetto ad altri, persevera nella sua opera anche nelle attività di recupero, considerato che manca assolutamente un organo di controllo di queste attività che possa almeno monitorare le varie fasi (costerebbe troppo in termini di euro e di impegno). Si potrebbe ovviare laddove si è prevista, a livello collegiale, un’organizzazione dei saperi minimi essenziali delle discipline che hanno più ore nel quadro orario settimanale (italiano, matematica, lingua straniera , ecc.): ciò permetterebbe una visione completa e omogenea della situazione che porterebbe ad uniformare gli interventi in termini di obiettivi specifici e generali e in termini di aspetti contenutistici. Ma quanti,pur riuscendo ad avviare un processo così imponente, sono riusciti poi nel dettaglio delle singole discipline a convincere i colleghi a svolgere soprattutto i nuclei fondanti e a perseguire gli obiettivi comuni?

3. di tipo organizzativo : svolgere gli interventi di recupero non è poi così semplice. Bisogna ovviamente mettere in moto la macchina organizzativa, verificare, in base al budget, quante ore si possono fare e quali classi e discipline coinvolgere, soprattutto in funzione del numero degli allievi che riscontrano difficoltà. Potrei prolungare l’elenco degli aspetti problematici a livello organizzativo (un esempio? Immaginate un istituto che ha la settimana corta, e che quindi svolge lezione anche al pomeriggio, che ha inoltre carenze strutturali (chi non ce l’ha?) e mancanza di aule, dove pertanto gli allievi svolgono lezione dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 14 e due volte al pomeriggio dalle 14.30 alle 17.30! Quando e come svolgere gli interventi? E se poi è pure viaggiatore...?). Aggiungete le variabili impazzite in collegio docenti quando occorre fare la scelta delle discipline in cui fare interventi; troverete spesso un collega di una disciplina un po’ meno impegnativa (chiamiamola ad esempio “Bricolage” per non offendere nessuno) che chiede, nonostante abbia in orario settimanale solo due ore in quella classe, di poter svolgere attività di recupero per almeno quattro ore a settimana, anche perché “tutte le discipline hanno la stessa dignità, così come è dimostrato in seduta di scrutinio ...”). E via dicendo...

4. di tipo generale : ovvero faccio rientrare in questa tipologia gli aspetti che possono caratterizzare i diversi istituti in base alla realtà territoriale e ambientale in cui operano: elevato numero di allievi, dislocazione in diversi plessi, scarsa disponibilità (o ....) di docenti a svolgere queste attività, ecc. ecc.

Da questa mia analisi probabilmente catastrofica sulla bontà o meno degli interventi di recupero così come vengono effettuati in alcune scuole (sono ovviamente esentate da questa critica le “isole felici” dove tutto fila liscio e son rose senza spine), emerge ovviamente una GRANDE DISPONIBILITA’ mentale, pedagogica, didattica, ecc. ad avviare il progetto che INDIRE propone.

Potrebbe, a mio modesto avviso, risolvere alcuni problemi che ho evidenziato, fermo restando che dobbiamo navigare a vista e che occorrerà tenere conto di diverse realtà scolastiche (mi spiego meglio: il campione di scuole da monitorare per verificare la bontà del progetto dovrà essere molto variegato sotto tutti gli aspetti per evitare di avere dati scarsamente attendibili).

E’ proprio qui il nocciolo della questione: l’importanza del monitoraggio per poter effettuare modifiche in corso d’opera e per evitare di perdere un’altra buona dose di credibilità nei confronti delle TIC: l’appena conclusa esperienza dei corsi forTIC-UMTS mi ha portato a credere che quella parte di insoddisfazione dell’utenza, soprattutto nel percorso B, come del resto si legge in numerosi post dei forum, sia da addebitare ad un reclutamento (o una formazione) dei tutor non sempre felice, o in una frettolosa lettura delle norme e delle circolari (ammesso che tutti l’abbiano fatta) da parte di alcuni Dirigenti Scolastici degli istituti sede dei corsi, che probabilmente non hanno immediatamente recepito l’importanza del Piano di formazione.

Altre cause sono da me riportate in svariati articoli che ho disseminato in vari spazi web e forum, non ultima la superficialità con cui diversi corsisti hanno avviato il percorso formativo. Mah! Meno male che questo nuovo Progetto è rivolto agli studenti: saranno probabilmente, a mio avviso, più motivati: o no?

 

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