Ultimo aggiornamento: 27/06/2004

 
     
Sheila Tobias "COME VINCERE LA PAURA DELLA MATEMATICA", Longanesi & C., (I edizione "La vostra via" 1994; II edizione "La vostra via" 1995; I edizione "La Lente di Galileo" 1997)
Reputo interessante tale libro, soprattutto perché ci consente di prestare attenzione anche al punto di vista di chi non è un matematico. L'autrice, infatti, laureata alla Columbia University e attiva nel movimento femminista, insegna politica e tematiche femminili presso l'Università dell'Arizona. Nella "Prefazione alla nuova edizione" scrive: <<...Per la maggior parte delle persone, la matematica è qualcosa di più di una materia. E' una relazione tra loro e una disciplina che si suppone "ostica" e riservata solo a una élite di potenti. Così tutti soffrono di una certa ansia da matematica, ma questa danneggia maggiormente chi ha meno potere, cioè le donne e le minoranze. Esistono certamente delle cure contro la paura della matematica. A breve termine si tratta di cambiare atteggiamento e distruggere i miti su chi può fare matematica e chi no, oppure su come si misura l'abilità in questa materia; a lungo termine, questi rimedi devono investire l'idea stessa della matematica, così come è generalmente percepita [...] Centinaia di studi hanno confermato la mia ipotesi, ossia che l'impressione di incompetenza è spesso il risultato di semplici leggende sulla matematica. La leggenda numero 1 è che l'abilità matematica è innata; la leggenda numero 2 è che, in matematica, l'intuizione, se mai deve arrivare, arriva all'improvviso; la leggenda numero 3 è che solo pochissimi eletti possono fare matematica; e infine la leggenda numero 4, specificamente americana, secondo cui la matematica è una disciplina maschile...>>
Nella "Prefazione alla prima edizione" si legge: <<...Questo libro contiene i risultati della mia ricerca. Non è una guida pratica, a parte forse i capitoli 6 e 7, che mostrano come i concetti matematici diventino più comprensibili se presentati sotto forma di giochi, e rappresentati con parole invece che attraverso i simboli. Il libro è soprattutto un resoconto di come la paura, le leggende sulla matematica, gli equivoci e le opportunità non colte abbiano danneggiato una gran parte della popolazione americana. Il mio obiettivo principale è di convincere donne e uomini che la loro paura della matematica è l'effetto, non la causa, delle loro esperienze negative, e incoraggiarli a concedersi un'altra possibilità...>>. Nel secondo capitolo "La natura dell'ansia da matematica: ricognizione del terreno" viene sottolineato come la paura di sbagliare rappresenti uno dei fattori che possono contribuire alla passività degli studenti e si insiste sull'importanza che i bambini imparino ad analizzare i propri errori.
A pagina 48 si legge <<...Un giovane laureato spiegò una volta a un gruppo di stupefatte vittime dell'ansia matematica che lui trovava "interessanti" i propri errori, perché li considerava "finestre aperte sul suo modo di pensare...">>
Vengono elencati e consigliati vari libri da proporre ai genitori, che desiderino prevenire o curare, nei loro figli, la paura della matematica.
Nel quinto capitolo "Risolvere i problemi: il nocciolo della questione" sono presentati e analizzati alcuni quesiti, giudicati "difficili" e si considerano i differenti approcci e procedimenti possibili, per arrivare alla risposta esatta. Mi limito a trascrivere i testi di due problemi analizzati:
1)"Un'auto percorre 20000 miglia nel corso di un lungo viaggio: per ridurre i consumi, le 5 gomme vengono ruotate con regolarità. Quante miglia avrà fatto ciascuna gomma alla fine del viaggio?"
2)"Se riesco a dipingere una stanza in 4 ore e un mio amico ne impiega 2, quanto impiegheremmo dipingendola assieme?"
Nella "Postfazione", Sanford Segal, ordinario di matematica presso l'Università di Rochester, scrive: <<...Molte persone intelligentissime rifiutano la matematica, e pagano caro il loro rifiuto. Per la verità, se si immagina la matematica come una materia in cui esiste un unico modo per trovare la soluzione esatta, in cui i procedimenti devono essere imparati meccanicamente a memoria senza spiegazione, in cui le formule suonano stonate, senza capo né coda, in cui la competizione per trovare la "risposta esatta" a qualsiasi costo è la rappresentazione tipica dell'esperienza scolastica, allora il rifiuto può essere una scelta intelligente!...>>