Ultimo aggiornamento: 01/11/2004

 
     
Malba Tahan, ”L’UOMO CHE SAPEVA CONTARE”, Salani, 1996
Ringrazio Gianfranco Bo, che mi ha segnalato questo testo, inviandomi anche la sua seguente recensione: <<UNO STRAORDINARIO LIBRO DI AVVENTURE MATEMATICHE. Nel 1996 è stato pubblicato in Italia un libro di avventure matematiche scritto da un autore alquanto misterioso: Malba Tahan, “L'uomo che sapeva contare”, Salani. La traduzione dall'originale portoghese "O Homem que Calculava" è di Lucio Zannini.
La storia è ambientata nella Baghdad del 1200, quando l'impero arabo volgeva ormai al tramonto, e ha per protagonista un giovane persiano di nome Beremiz Samir, ovvero l'Uomo che Calcolava. Questi cominciò a guadagnarsi da vivere lavorando come pastore di pecore al servizio di un ricco signore. Beremiz
contava diverse volte al giorno le pecore del numeroso gregge che gli era stato affidato, perché temeva di perdere qualche agnello e di venir, quindi, severamente punito. Esercitandosi assiduamente, divenne così abile da poter contare con una sola occhiata non soltanto tutte le pecore del gregge, ma addirittura gli uccelli di uno stormo o le api di un intero sciame. Passò poi a ricercare relazioni numeriche su tutto ciò che lo circondava, imparando in tal modo a eseguire a mente complicatissimi calcoli e a risolvere i più insoliti problemi matematici.
Se però la matematica servisse soltanto a risolvere problemi sempre più raffinati sarebbe ben poca cosa. Essa dovrebbe anche contribuire a  renderci saggi, cioè a formare la nostra personalità, migliorando in noi qualità come la ricerca della verità, la pazienza, la bontà, il senso della giustizia, il coraggio. Beremiz imparò tutte queste cose da Nò-Elim, un vecchio derviscio al quale aveva salvato la vita, durante una tempesta di sabbia nel deserto.
Dopo aver compiuto eccezionali imprese matematiche e aver superato le formidabili sfide di sette saggi, l'Uomo che Calcolava potrà finalmente realizzare un suo grande desiderio: sposare Telassim, la figlia dello sceicco Iezid.
Malba Tahan è stato uno dei più brillanti divulgatori della matematica nel Brasile del Novecento. Il suo vero nome è Julio Cesar De Mello e Souza. Per
capire la sua importanza basti pensare che scrisse oltre 120 libri dei quali circa 60 con lo pseudonimo di Malba Tahan.>>

AGGIORNAMENTO (31/10/2004) - Grazie alla segnalazione di Gianfranco, ho letto anch’io questo libro, che rappresenta, come viene sottolineato in copertina, “Le mille e una notte dei numeri”.

Il protagonista risolve quesiti vari e con il suo comportamento sempre razionale, e ammirevole per la gentilezza e il senso di giustizia che lo guidano, dimostra come la matematica possa insegnare all’uomo l’umiltà e l’obiettività.

Per affermare che la matematica rappresenta il fondamento di tutte le scienze vengono raccontati il seguente sogno del monarca Assad Abu Carib, re dello  Yemen e la successiva spiegazione, fornita da un famoso astrologo di nome Sanib.

Tale re aveva sognato d’incontrare, "procedendo su di un sentiero", sette giovanette; a un certo punto, stanche e assetate, si fermarono sotto il sole cocente del deserto e apparve una bellissima principessa, che offrì loro una brocca d’acqua. Le fanciulle, così, poterono dissetarsi e proseguire il cammino.

L’astrologo disse che le sette fanciulle rappresentavano le arti divine e le umane scienze e cioè: Pittura, Musica, Scultura, Architettura, Retorica, Dialettica e Filosofia. La generosa principessa simboleggia la grande e prodigiosa disciplina della Matematica. “Senza l’aiuto delle matematiche le arti non potrebbero progredire e tutte le altre scienze cadrebbero in rovina”.

Prima di concludere, trascrivo volentieri un simpatico enigma, presentato in veste di racconto da un “cantastorie” di Baghdad, lo sceicco el-Medah, e risolto facilmente da Beremiz Samir. C’era una volta in Damasco un contadino che aveva tre figlie, delle quali lodava l’intelligenza e le rare qualità di immaginazione. Un qadi (un giudice) volle verificare l’eccezionalità di tali ragazze, proponendo loro il seguente problema: “Qui ci sono 90 mele, che dovete vendere al mercato. Tu, Fatima, la più grande, ne prenderai 50, e tu, Cunda 30; mentre tu, Shia, che sei la minore, ne avrai 10. Se Fatima vende le sue mele al prezzo di 7 per un dinaro, anche voi due dovrete fare lo stesso. E se invece Fatima le vende a 3 dinari per mela, allora anche voi le venderete alle stesse condizioni. Ma, qualunque cosa facciate, ciascuna di voi dovrà alla fine avere incassato la stessa somma di denaro, pur vendendo quantità diverse di mele”. Le regole erano, dunque, queste: Fatima avrebbe dovuto vendere 50 mele, Cunda solo 30 e Shia le rimanenti 10. Tutte e tre dovevano vendere le mele allo stesso prezzo e alla fine ottenere, tutte e tre, lo stesso profitto.

La risoluzione, data da Beremiz, è la seguente: Fatima cominciò col vendere le sue mele al prezzo di 7 per un dinaro; ne vendette in tal modo 49 e diede via l’unica mela, che le era rimasta, a tre dinari; incassò, così, 10 dinari in tutto; applicando le regole date dal qadi, anche Cunda vendette 28 delle proprie mele al prezzo di 7 per un dinaro e le due mele rimanenti al prezzo di tre dinari ciascuna, incassando, in totale, 10 dinari; Shia fece la stessa cosa, vendendo 7 mele per un dinaro e le rimanenti 3 a 3 dinari l’una, incassando anche lei 10 dinari”.

Ho scelto uno dei tanti simpaticissimi quesiti, proposti e risolti nel testo, con il desiderio di stimolare la curiosità in chi non avesse ancora letto questo libro.