Malba Tahan, ”L’UOMO CHE SAPEVA CONTARE”,
Salani, 1996
Ringrazio Gianfranco
Bo, che mi ha segnalato questo testo, inviandomi anche la sua
seguente recensione: <<UNO STRAORDINARIO LIBRO DI AVVENTURE MATEMATICHE.
Nel 1996 è stato pubblicato in Italia un libro di avventure matematiche scritto
da un autore alquanto misterioso: Malba Tahan, “L'uomo che sapeva contare”,
Salani. La traduzione dall'originale portoghese "O Homem que Calculava" è di
Lucio Zannini. La storia è ambientata nella Baghdad del 1200, quando l'impero
arabo volgeva ormai al tramonto, e ha per protagonista un giovane persiano di
nome Beremiz Samir, ovvero l'Uomo che Calcolava. Questi cominciò a guadagnarsi
da vivere lavorando come pastore di pecore al servizio di un ricco signore.
Beremiz contava diverse volte al giorno le pecore del numeroso gregge che gli
era stato affidato, perché temeva di perdere qualche agnello e di venir, quindi,
severamente punito. Esercitandosi assiduamente, divenne così abile da poter
contare con una sola occhiata non soltanto tutte le pecore del gregge, ma
addirittura gli uccelli di uno stormo o le api di un intero sciame. Passò poi a
ricercare relazioni numeriche su tutto ciò che lo circondava, imparando in tal
modo a eseguire a mente complicatissimi calcoli e a risolvere i più insoliti
problemi matematici. Se però la matematica servisse soltanto a risolvere
problemi sempre più raffinati sarebbe ben poca cosa. Essa dovrebbe anche
contribuire a renderci saggi, cioè
a formare la nostra personalità, migliorando in noi qualità come la ricerca
della verità, la pazienza, la bontà, il senso della giustizia, il coraggio.
Beremiz imparò tutte queste cose da Nò-Elim, un vecchio derviscio al quale aveva
salvato la vita, durante una tempesta di sabbia nel deserto. Dopo aver
compiuto eccezionali imprese matematiche e aver superato le formidabili sfide di
sette saggi, l'Uomo che Calcolava potrà finalmente realizzare un suo grande
desiderio: sposare Telassim, la figlia dello sceicco Iezid. Malba Tahan è
stato uno dei più brillanti divulgatori della matematica nel Brasile del
Novecento. Il suo vero nome è Julio Cesar De Mello e Souza. Per capire la sua
importanza basti pensare che scrisse oltre 120 libri dei quali circa 60 con lo
pseudonimo di Malba Tahan.>> |
AGGIORNAMENTO (31/10/2004) - Grazie
alla segnalazione di Gianfranco, ho
letto anch’io questo libro, che rappresenta, come viene sottolineato in
copertina, “Le mille e una notte dei numeri”.
Il protagonista risolve quesiti vari e con il
suo comportamento sempre razionale, e ammirevole per la gentilezza e il
senso di giustizia che lo guidano, dimostra come la matematica possa
insegnare all’uomo l’umiltà e l’obiettività.
Per affermare che la matematica rappresenta
il fondamento di tutte le scienze vengono raccontati il seguente sogno del
monarca Assad Abu Carib, re dello Yemen e la successiva spiegazione,
fornita da un famoso astrologo di nome Sanib.
Tale re aveva sognato d’incontrare,
"procedendo su di un sentiero", sette giovanette; a
un certo punto, stanche e assetate, si fermarono sotto il sole
cocente del deserto e apparve una bellissima principessa, che offrì loro una
brocca d’acqua. Le fanciulle, così, poterono dissetarsi e proseguire il
cammino.
L’astrologo disse che le sette fanciulle
rappresentavano le arti divine e le umane scienze e cioè: Pittura, Musica,
Scultura, Architettura, Retorica, Dialettica e Filosofia. La generosa
principessa simboleggia la grande e prodigiosa disciplina della Matematica.
“Senza l’aiuto delle matematiche le arti non potrebbero progredire e tutte
le altre scienze cadrebbero in rovina”.
Prima di concludere, trascrivo volentieri un
simpatico enigma, presentato in veste di racconto da un “cantastorie” di
Baghdad, lo sceicco el-Medah, e risolto facilmente da Beremiz Samir. C’era
una volta in Damasco un contadino che aveva tre figlie, delle quali lodava
l’intelligenza e le rare qualità di immaginazione. Un qadi (un giudice)
volle verificare l’eccezionalità di tali ragazze, proponendo loro il
seguente problema: “Qui ci sono 90 mele, che dovete vendere al mercato. Tu,
Fatima, la più grande, ne prenderai 50, e tu, Cunda 30; mentre tu, Shia, che
sei la minore, ne avrai 10. Se Fatima vende le sue mele al prezzo di 7 per
un dinaro, anche voi due dovrete fare lo stesso. E se invece Fatima le vende
a 3 dinari per mela, allora anche voi le venderete alle stesse condizioni.
Ma, qualunque cosa facciate, ciascuna di voi dovrà alla fine avere incassato
la stessa somma di denaro, pur vendendo quantità diverse di mele”. Le regole
erano, dunque, queste: Fatima avrebbe dovuto vendere 50 mele, Cunda solo 30
e Shia le rimanenti 10. Tutte e tre dovevano vendere le mele allo stesso
prezzo e alla fine ottenere, tutte e tre, lo stesso profitto.
La risoluzione, data da Beremiz, è la
seguente: Fatima cominciò col vendere le sue mele al prezzo di 7 per un
dinaro; ne vendette in tal modo 49 e diede via l’unica mela, che le era
rimasta, a tre dinari; incassò, così, 10 dinari in tutto; applicando le
regole date dal qadi, anche Cunda vendette 28 delle proprie mele al prezzo
di 7 per un dinaro e le due mele rimanenti al prezzo di tre dinari ciascuna,
incassando, in totale, 10 dinari; Shia fece la stessa cosa, vendendo 7 mele
per un dinaro e le rimanenti 3 a 3 dinari l’una, incassando anche lei 10
dinari”.
Ho scelto uno dei tanti simpaticissimi
quesiti, proposti e risolti nel testo, con il desiderio di stimolare la
curiosità in chi non avesse ancora letto questo libro. |