Ultimo aggiornamento: 28/12/2005 |
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E. C. Titchmarsh,
“INTRODUZIONE ALLA MATEMATICA”, Titolo originale
dell’opera “MATHEMATICS FOR THE GENERAL READER” ,
Traduzione dall’inglese di Luisa Franchetti, Prima edizione: settembre
1963 (pp. 180) Dalla
quarta di copertina: “In questa breve introduzione alla matematica, E.
C. Titchmarsh, […] più che insegnare, intende aprire diverse porte alla
curiosità di futuri ricercatori. Sfatando la leggenda dell’aridità
della materia, ne mostra le infinite possibilità di applicazione
filosofica e pratica. In matematica si parte da alcune certezze per
arrivare non si sa dove e «la cosa più sorprendente della matematica è
proprio questa: che sia così ricca di sorprese». Un profano potrebbe
credere che la matematica sia solamente una tecnica, tramandata attraverso
i secoli, sempre uguale a se stessa. Ma anche in questa come in ogni altra
tecnica, «il progresso è stato continuo…ed è probabile che, finché
esisteranno dei matematici, ci sarà sempre qualcuno che scopre qualcosa
di nuovo nel suo campo.». Il libro offre una piacevole lettura a chi già
abbia familiarità con l’argomento e, ai profani, l’emozione di una
nuova scoperta.” Il
volume comprende i seguenti capitoli: 1)
Numerazione 2)
Aritmetica 3)
Algebra 4)
Frazioni 5)
L’uso dei numeri in geometria 6)
Numeri irrazionali 7)
Potenze e logaritmi 8)
Serie infinite 9)
π
ed e 10)
La radice quadrata di meno uno 11)
Trigonometria 12)
Funzioni 13)
Il calcolo differenziale 14)
Il calcolo integrale 15)
Conclusioni Nelle
pagine 179 e 180 si legge: “ […] Si chiede spesso ai matematici perché
passino la vita cercando di
risolvere problemi tanto curiosi. A cosa serve sapere che ogni numero è
la somma di quattro quadrati? Cosa ve ne importa delle coppie di numeri
primi? Cosa importa se π è razionale o irrazionale? Davanti
a chi gli rivolge queste domande un matematico si trova nella stessa
posizione di un compositore affrontato da qualcuno che non ha orecchio
musicale. […] È difficile rispondere, se non dicendo che in queste cose
si nasconde un’armonia che a noi dà piacere. È vero naturalmente che
una parte della matematica è utile. L’invenzione dei logaritmi è stata
bene accolta dagli astronomi, perché ha facilitato i loro calcoli. La
teoria delle equazioni differenziali permette agli ingegneri di prendere
in considerazione cose quali il flusso dell’acqua nelle condutture.
[…] Ma i cosiddetti matematici puri non si occupano di matematica per
queste ragioni. Può darsi che non abbia alcuna importanza pratica sapere
se π è irrazionale, ma, se possiamo saperlo, il non saperlo
ci sarebbe intollerabile. I matematici puri si occupano di matematica per
una loro soddisfazione estetica alla quale partecipano con gli altri
matematici. […] Può darsi che sia un’impresa ardua e anche fatale, ma
è divertente lo stesso. I matematici si divertono, perché a volte
riescono a raggiungere la cima delle loro montagne e, in ogni caso,
provare sembra che valga la pena. Una
volta ho sentito un fisico deridere nel corso di una conferenza ciò che
egli considerava la futilità
della matematica pura; ma poi citò un teorema di matematica pura che,
cinquant’anni dopo essere stato scoperto, aveva trovato
un’applicazione nella relatività e ciò gli sembrava poco meno che
miracoloso. Ma casi del genere non sono insoliti. […] Meravigliarsi di
queste cose significa travisare la natura della matematica I matematici sono impegnati nella scoperta e nella descrizione di un mondo reale: è un mondo del pensiero sulla base del quale è costruito, almeno entro certi limiti, anche il mondo fisico.” | ||