Piergiorgio
Odifreddi, “PENNA, PENNELLO E BACCHETTA– Le tre
invidie del matematico”, GLF Editori Laterza, Prima
edizione 2005 (Pagine 193)
L'origine di
questo libro risale a un ciclo di lezioni che si è svolto
nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Bologna nei
giorni 29, 30 e 31 marzo 2004. Vengono riportate le
associazioni libere di Piergiorgio Odifreddi (emerse proprio
in occasione di tali incontri, con Umberto Eco
nell’insolito ruolo dello psicanalista virtuale),
associazioni che sembrano smascherare una triplice
invidia del matematico nei confronti della penna dello
scrittore, del pennello del pittore e della bacchetta del
direttore d’orchestra. Pare che l’invidia si manifesti
in una specie di delirio di potenza, il quale spinge il
matematico a ridurre la calda produzione artistica ai
“freddi” numeri aritmetici e alle altrettanto “fredde” forme
geometriche. L’autore usa il tono di chi si diverte facendo
divertire, nel contempo, il lettore (soprattutto se si
tratta di un amante della matematica, che ha l’abitudine ad
analizzare ogni forma artistica utilizzando criteri
scientifici).
Secondo la
lateralizzazione delle funzioni cerebrali scoperta da Roger
Sperry, all’emisfero destro del cervello (emisfero
specializzato per la sfera sociale ed emotiva) si
contrappone l’emisfero sinistro (sede dei ragionamenti
astratti e logici); la matematica rappresenta l’espressione
sublime dell’attività razionale (sinistra) e la forma
sublimata dell’attività artistica (destra). Se, come ci
ricorda Sigmund Freud, la sublimazione palese rivela
repressione nascosta, allora non manca l’invidia latente.
Credo che l’uso
ripetuto dell’ossimoro “religione atea, o superstizione
razionalista”, scelto dall’autore per definire la
psicoanalisi, riveli l’intento scherzoso del matematico
impertinente, che, con lo scopo divulgativo, suscita la
curiosità cognitiva del lettore, dimostrando come sia
importante lo studio della matematica, per comprendere anche
le altre discipline e per capire il mondo in cui viviamo.
Nella prima
parte del volume, dedicata a L’invidia della penna,
Piergiorgio Odifreddi mostra in quale modo la matematica
possa essere argomento di letteratura ai massimi
livelli e come essa intervenga, come struttura,
nell’opera letteraria, analizzando quindi dal punto di vista
squisitamente matematico, il sonetto, la sestina, gli
anagrammi, le opere ad albero, le opere a flowchart, i testi
circolari, il calligramma, gli acrostici, i versi intessuti,
il procedimento a “palla di neve” e quello duale “a neve che
scioglie”, l’isomorfismo sintattico e semantico…
Si giunge, così,
all’equazione: letteratura = gioco = matematica
Nella seconda
parte, dedicata a L’invidia del pennello, viene
sottolineato come le due culture abbiano sviluppato
tecniche adatte a descrivere, da punti di osservazione
diversi, le realtà del mondo fisico e psicologico. Ed
entrambe hanno fornito vette del pensiero, senza ulteriori
aggettivi qualificativi.
Si analizza
l’uso di enti matematici nel linguaggio pittorico, citando,
ad esempio, il puntinismo e il cubismo; viene presentato
Il calcolo mentale alla scuola di Ratchinski
di Nikolai Bogdanov (1895) e (mi limito soltanto a un
esempio significativo) ci si sofferma a commentare
l’esoterica Malinconia di Albrecht Dürer (1514), in
cui compaiono sedici cifre numeriche, disposte in forma di
un quadrato magico basato sul numero 34; si passa ad
analizzare quelle figure geometriche, che, per la loro
regolarità, attraggono il senso estetico degli artisti: il
cerchio, i poligoni e i poliedri regolari e non vengono
trascurate le divine proporzioni e la sezione aurea.
L’algebra, poi,
svolge un ruolo importante nelle considerazioni legate alla
simmetria e Piergiorgio Odifreddi ne approfitta per
esemplificare il concetto di gruppo di simmetria, introdotto
da Évariste Galois nel 1832, in modo accessibile anche per i
lettori non matematici.
Non manca lo
studio storico delle leggi della visione e reputo
particolarmente interessanti le notizie inerenti alla
spirale (anche perché i miei alunni e io abbiamo
affrontato tale argomento, realizzando una presentazione,
visionabile al seguente indirizzo web:
http://www.maecla.it/bibliotecaMatematica/af_file/SPIRALI.ppt
)
Odifreddi
scrive: “La prima spirale conosciuta risale addirittura
al Paleolitico Superiore: si tratta di una placca d’avorio
di circa 26.000 anni fa, ricavata da una zanna di mammut e
ritrovata in Siberia, sulla quale è incisa una spirale
principale, contornata da spiralette doppie. Altre spirali
compaiono in dipinti e incisioni rupestri preistoriche,
spesso associate a serpenti, e altre ancora nei monili
antichi. Si tratta di spirali archimedee, che si ottengono
avvolgendo una corda su se stessa sul piano, e che crescono
in maniera lineare rispetto all’angolo di rotazione: ne sono
un esempio spettacolare i sedici contrafforti della cupola
di Santa Maria della Salute a Venezia. […] La spirale usata
nei capitelli ionici si chiama clotoide, in ricordo della
moira o parca Cloto, che filava la vita attorno a un fuso:
la sua forma è infatti quella del filo che si avvolge su un
arcolaio […]”
L’autore non
trascura di commentare la spirale logaritmica, le eliche
tridimensionali, la catenaria (detta anche “velaria”, ma
potrebbe essere chiamata “dentaria”, perché è la curva
assunta dall’arcata dentale dell’uomo moderno), il nastro di
Möbius, lo scardinamento della geometria tridimensionale
euclidea (ottenuto attraverso l’introduzione di nuove
dimensioni da un lato e di proprietà non euclidee
dall’altro, stimolando lo sviluppo di una geometria
astatta che fu assiomatizzata nel 1899 dai classici
“Fondamenti di geometria” di David Hilbert), i frattali,
l’arte ottica (che crea illusioni visive, sfruttando
gli inganni dovuti a elementi di disturbo appositamente
inseriti), le figure ambigue e le figure assurde.
Si arriva a una
visione unificante, sintetizzata nell’equazione: arte =
astrazione = matematica
Nella terza
parte del volume viene affrontata l’Invidia della
bacchetta e vengono isolati, in un dotto percorso
storico, momenti di interazione diretta e reciproca tra le
due discipline, arrivando all’equazione: musica = armonia
= matematica.
Unendo tale
equazione in un sistema con le altre due equazioni, da me
precedentemente riportate, l’autore stabilisce la seguente
quarta equazione: gioco = astrazione = armonia,
che unifica tra
loro gli aspetti presi in considerazione indagando
attentamente i rapporti tra la matematica, la letteratura,
la pittura e la musica.
Ritengo che
l’autore (di cui si ammirano le numerosissime dotte
citazioni), grazie alla sua profonda cultura, riesca a
rendere piacevoli concetti vari, trasformandoli in nozioni
semplici e accessibili a un pubblico adulto allargato,
mostrando chiaramente i rapporti interdisciplinari tra la
matematica, la letteratura, la pittura e la musica,
sottolineando, così, l’unitarietà del sapere e la
complementarità delle due culture: scientifica e umanistica.
Si ringrazia
sentitamente Piergiorgio Odifreddi, per aver letto e
approvato questa recensione, prima che fosse pubblicata.