Ultimo aggiornamento: 27/06/2004 |
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Robert Kanigel "L'UOMO CHE VIDE L'INFINITO - La vita breve di
Srinivasa Ramanujan, genio della matematica", traduzione di Maddalena
Mendolicchio, Rizzoli, 2003 Nel "Prologo", l'autore rivolge un ringraziamento particolare all'intera popolazione dell'India Meridionale, che seppe accoglierlo all'insegna di un'ospitalità ammirevole, rivolgendogli mille cortesie, quando egli si era recato nel sud, per visitare i luoghi, che facevano parte della vita di Ramanujan. Tale visita gli è servita ad accrescere sia il senso della spiritualità sia un rispetto più profondo per quei mondi, che implicitamente mettono in discussione i valori e gli stili di vita occidentali. Anche in Occidente, nel corso dei secoli, gli artisti hanno cercato di esprimere il sentimento religioso (e vengono, così, citate le fughe di Bach e le cattedrali gotiche), ma si sottolinea come nell'India meridionale questo sentimento religioso pervada l'aria, per cui appare molto più naturale, di quanto non avvenga nell'Occidente laico, scorgere un'eco spirituale nella matematica di Ramanujan. Quest'ultimo credette, per tutta la sua breve vita, nelle divinità indù e fece del paesaggio dell'Infinito la sua "casa" non solo in ambito spirituale, ma anche matematico. Sono significative le seguenti parole di Ramanujan: "Per me un'equazione non ha alcun significato, a meno che non esprima un pensiero di Dio." Questo libro rappresenta un testo divulgativo, di facile lettura, che ci fa conoscere, sotto il profilo umano, non solo Ramanujan, ma altri grandi matematici del suo tempo, anche se, a mio avviso, s'insiste maggiormente sull'aspetto aneddotico della storia della matematica e non viene approfondito il lavoro di Ramanujan riguardo alla teoria dei numeri. |
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