Ultimo aggiornamento: 24/08/2004 |
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Jacques Hadamard, « LA PSICOLOGIA DELL’INVENZIONE IN CAMPO MATEMATICO », Edizione italiana a cura di Bernardino Sassoli, Raffaello Cortina Editore, 1993 Nella
prefazione, scritta a New York nell’agosto del 1944, viene precisato
quanto segue: -
il libro ha tratto ispirazione dalla conferenza tenuta da Poincaré
alla Société de Psychologie di Parigi; -
Jacques Hadamard è ritornato su tale argomento per la prima volta
durante un convegno al Centre de Synthèse di Parigi, nel 1937, -
ne ha data una trattazione più esauriente nel corso di un ciclo di
conferenze all’École Libre des Hautes Études di New York, nel 1943. Il testo
comprende i seguenti capitoli: 1)
Ricerche e punti di vista generali 2)
Discussioni sull’inconscio 3)
Inconscio e scoperta 4)
Lo stadio preparatorio - Logica e caso 5)
Il tardo lavoro conscio 6)
La scoperta come sintesi - L’ausilio dei segni 7)
I differenti tipi di mente matematica 8)
Casi paradossali d’intuizione 9)
La direzione generale della ricerca Nell’introduzione
si precisa che nel titolo si parla di invenzione, anche se sarebbe più
corretto parlare di scoperta. D’altra parte la distinzione tra
invenzione e scoperta è meno evidente di quanto possa sembrare a prima
vista; infatti le condizioni psicologiche sono identiche per entrambi i
casi e, inoltre, non c’è quasi differenza, ad esempio,
tra l’invenzione del parafulmine da parte di Franklin e la sua
scoperta della natura elettrica del fulmine. Dall’”Introduzione all’edizione italiana” di Giulio Giorello: “…Forse non si darà mai spiegazione esaustiva della creatività: ma questo non vuol dire che l’analisi di storie di scienziati o di artisti non possa illuminare il buco nero della scoperta e dell’invenzione […] Jacques Hadamard (1865 – 1963) ricostruisce in quest’opera i processi psicologici che portano alla formazione delle idee più astratte, senza dimenticare la dimensione concreta della ricerca […] Ancor prima del momento magico dell’eureka, l’inconscio è già al lavoro: la danza dei pensieri è preliminare alla consapevolezza della riflessione.[…] La direzione del pensiero non può prescindere da elementi affettivi…” Utilizzando uno stile chiaro e accessibile ai non specialisti, l’autore affronta le grandi questioni (che sono ancora oggi al centro di un importante dibattito epistemologico) tra “caso” e “logica” nella scoperta, prendendo in considerazione soprattutto il ruolo dell’inconscio, della sensibilità estetica e del rapporto tra pensiero, segno e linguaggio. Tutti i casi
storici e personali rievocati da Jacques Hadamard in questo suo libro
tendono a mostrare che “l’invenzione è scelta” e che tale scelta è
governata dal senso della bellezza. Come sottolinea Giulio Giorello, il senso estetico può talvolta condurre fuori strada il ricercatore e viene citato il caso di Fermat, il quale avendo osservato che i numeri 5, 17 e 257 erano numeri primi, fu tentato di credere che fossero primi tutti i numeri formati aggiungendo 1 alle potenze di 2 il cui esponente era, a sua volta, una potenza di due. Invece il quinto numero di Fermat 2^32 + 1 è divisibile per 641. L’autore è consapevole che “il senso estetico dà solo una quasi certezza, che del resto è spesso giustificata”. Come ricorda Giulio Giorello, non si deve dimenticare l’ammonizione del prudente Valéry: il lampo della bellezza qualche volta può anche abbagliare, e non solo rischiarare”. |
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