Ultimo aggiornamento: 11/05/2006 |
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A.Rupert Hall, “FILOSOFI IN GUERRA – LA POLEMICA TRA
NEWTON E LEIBNIZ”, Traduzione di Davide Panzieri, Società
editrice il Mulino, 1982 (pp. 329) Dalla
quarta di copertina: “L’epoca dei grandi duelli cavallereschi fu anche
quella delle grandi sfide filosofiche, e le armi delle seconde non erano
certo meno affilate. Alla spada si sostituirono abili manovre tattiche,
studiate mosse accademiche, pubblicazioni scientifiche. Una delle più
celebri fra queste «sfide» in tutta la storia della scienza fu
certamente quella fra Leibniz e Newton a proposito del problema
dell’invenzione del calcolo differenziale e integrale: una sfida unica
per l’importanza dei due contendenti. Newton scoprì per primo il metodo
del calcolo, ma Leibniz, che arrivò, senza saperlo, alla stessa scoperta,
lo pubblicò per primo nel 1648. La reciproca stima si trasformò in
sospetto e in denuncia vicendevole di frode e di plagio. L’avvenimento
provocò scandali e discussioni che si estesero ben oltre i due
contendenti e coinvolse squadre di difensori dell’una e dell’altra
parte. Questo libro analizza l’ambiente culturale e scientifico
all’interno del quale la disputa sorse e si sviluppò. Il «casus belli»
è quindi solo un mezzo per un esame assai più vasto e articolato di
un’epoca, che emerge chiaramente anche dagli scambi feroci dei due
contendenti, dai pettegolezzi e dagli interventi delle accademie
scientifiche schierate. La competenza e l’abilità dell’autore hanno
dato vita a un’opera che è insieme storica e psicologica, interessante
per gli studiosi di matematica, affascinante e divertente per gli
appassionati di storia della cultura.” Indice
del volume: Prefazione -I.
Introduzione -II.
Gli inizi a Cambridge -III.
Newton rivendica i suoi diritti: 1685 -IV.
Leibniz incontra Newton: 1672-1676 -V.
Il calcolo fa la sua comparsa 1677-1699 -VI.
Lo scoppio: 1693-1700 -VII.
Guerra aperta: 1700-1710 -VIII.
Il dibattito filosofico -IX.
Botta e risposta: 1710-1713 -X.
I disastri della guerra: 1713-1715 -XI.
Guerra dopo la morte: 1715-1722 -
Profilo cronologico A. Rupert Hall insegna
all’Imperial College of Science and Technology di Londra. […]” Nella
Prefazione si legge: “Nel raccontare la storia dell’aspra
polemica tra due dei più grandi uomini nella storia del pensiero, la più
nota tra tutte le dispute sulla priorità, non ho cercato di entrare nei
particolari tecnici dell’evoluzione del calcolo differenziale e
integrale […] Il mio interesse era per il corso della polemica più che
per la natura tecnica dell’argomento, per i matematici più che per la
matematica.[…]” Nell’Introduzione
l’autore scrive: “[…] Fu certamente Isaac Newton ad escogitare
per primo un nuovo calcolo infinitesimale e ad elaborarlo in un algoritmo
ampiamente estendibile, di cui egli comprese appieno le possibilità; è
altrettanto certo che il calcolo differenziale e integrale, fonte di
grandi sviluppi che si sono susseguiti senza interruzione a partire dal
1648 sino ad oggi, fu elaborato indipendentemente da Gottfried Wilhelm
Leibniz. Qualunque cosa si possa pensare dei rapporti tra questi due
uomini, non si possono non ammirare le loro analoghe conquiste creative
con tutta l’imparzialità che i nostri sentimenti permettono. Anche
se polemiche e rivalità tra pittori, poeti e musicisti sono state
ritenute nel migliore dei casi un incoraggiamento alle capacità
artistiche, e nel peggiore sono state trattate come argomento di
divertimento, gli alterchi dei dotti sono stati considerati ad ogni modo,
nel passato, tanto riprovevoli da dover essere passati sotto silenzio. Non
è facile comprendere perché le cose siano andate in questo modo, dato
che un filologo o un positivista non è meno umano di un artista e
certamente non è meno propenso ad abbracciare con entusiasmo ipotesi
assurde. La cultura e la scienza non necessariamente migliorano il
giudizio o il carattere di un uomo. In ogni caso è chiaro che i dottori
più seri hanno molto spesso preso la strada più facile, dal disaccordo
alla polemica. […] Se la follia, l’egoismo e l’aggressività non sono per nulla incompatibili con le più elevate facoltà intellettuali (e pochi storici del giorno d’oggi, forse, affermerebbero che Isaac Newton e G. W. Leibniz erano totalmente esenti da tali vizi di pedanteria), non bisogna neppure dimenticare che nonostante le convenzioni civili vi fossero contrarie, il successo nel mondo erudito e accademico dipendeva molto più di oggi dall’aggressività. Per molti la cosa cominciava con la capacità di mettere a tacere gli avversari nelle dispute universitarie, ove era confermata la loro superiorità intellettuale.[…] In un mondo intellettuale tanto piccolo, nel quale le ricompense più elevate erano tanto scarse (e spesso a disposizione di chi apprezzava un epigramma più di una monografia), la competizione era inevitabilmente inesorabile, tanto più per coloro che, al pari di Newton e Leibniz, non avevano per nascita un notevole vantaggio sociale. Per dirla in breve, una conquista in campo erudito, scientifico, matematico o medico, era un bene commerciabile, una proprietà del tutto personale: il riconoscimento che ne derivava poteva essere il primo passo verso il conseguimento di un vescovato o di una carica statale. […] Il grande valore che si assegnava al merito personale, l’accento posto sull’innovazione come creazione di un talento individuale e l’assenza di una teoria sociologica dello sviluppo della conoscenza […] possono essere sufficienti a spiegare la frequenza e l’asprezza delle dispute sulla priorità nel passato, soprattutto quando li si accosta alla mancanza di convenzioni formalizzate riguardo al comportamento nel mondo erudito, convenzioni che vennero stabilite soltanto nel XIX secolo (e mantenute con l’ostracismo)[…]” | ||