Suggestioni di Gardner
   (a cura di Alessandra Antonelli)

 
     

I «giochi» che i matematici inventano per esplorare i loro territori, o scoprirne dei nuovi, assumono spesso la caratteristica di «fictions» che stanno a un passo dall'invenzione narrativa.”

Così scriveva Gianni Rodari, nella sua Grammatica della fantasia, ricordando Martin Gardner e la  rubrica di Giochi matematici da lui curata per la rivista «Scienze» (G. Rodari, Grammatica della fantasia. Introduzione all'arte di inventare storie, Einaudi Ragazzi, 1997, p. 197).

I paradossi raccolti nel volume di Martin Gardner, Ah! Ci sono! Paradossi stimolanti e divertenti (“Sfide matematiche. I classici della matematica ricreativa”, RBA, 2008), interessano il lettore letterato (o comunque colui che matematico non è o non si intende di matematica) per la loro capacità di giocare con il mezzo linguistico, manipolandolo a tal punto da sovvertirne la logica, suscitando così stupore in chi legge e, quindi, innescando un moto di curiosità e di conoscenza. Alcuni di questi paradossi possono rivelarsi maggiormente interessanti di altri, perché stimolano il lettore a ricercare “intersezioni” e “tangenze” con le proprie conoscenze e con il proprio sapere, in un suggestivo gioco di corrispondenze e di rimandi. Così il regresso circolare di “Alice e il Re rosso” (M. Gardner, cit., p. 20) può ricordare, per analogia, il famoso aneddoto di Zhuangzi e della farfalla (http://it.wikipedia.org/wiki/Chuang_Tzu#Insegnamenti; S. Savage, Firmino, Einaudi, 2008, dedica):

Un giorno Zhuangzi  si addormentò e, mentre dormiva, sognò di essere una farfalla che volava in estasi. E quella farfalla non sapeva di essere Zhuangzi che sognava. Poi Zhuangzi si svegliò e, a giudicare dalle apparenze, era di nuovo se stesso, ma ora non sapeva se fosse un uomo che sognava di essere una farfalla o una farfalla che sognava di essere un uomo.

Allo stesso modo, l'immagine delle Mani che disegnano di Maurits Escher (M. Gardner, cit., p. 20) può far riaffiorare alla memoria le immagini dell'Uroburo (dal copto ouro, “re” e dall'ebraico ob, “serpente”), il mitico Re serpente che si morde (o inghiotte) la coda, simbolo di antica origine egizia, la cui raffigurazione era spesso accompagnata dall'iscrizione en to pan (l'Uno, il Tutto), rappresentazione simbolica del tempo, dell'eterno ritorno, del continuo rigenerarsi della vita (H. Biedermann, Simboli, Le Garzantine-Corriere della Sera, 2007, pp. 572-573; M. Battistini, Simboli e allegorie, Dizionari dell'Arte-Electa, 2004, pp. 10-13).

Come si vede, in tal modo il regresso circolare viene ad arricchirsi di significati filosofici, esistenziali, culturali e simbolici.

Concludo con un'altra suggestione, che riprende la citazione iniziale di Gianni Rodari, suggerita - questa volta - dal paradosso del coccodrillo e del bambino (M. Gardner, cit, p. 21): si tratta di una favola di origine armena, pubblicata nell'Enciclopedia della favola. Fiabe di tutto il mondo per 365 giorni, a cura di Gianni Rodari (Editori Riuniti, 2004):

C'era una volta un re molto ma molto ricco. Un giorno egli fece annunciare con un proclama a tutti i suoi sudditi che chi gli avrebbe detto la bugia più grossa sarebbe stato premiato con una mela d'oro.

Gente di tutti i ceti si presentò a palazzo a raccontare al re la propria bugia, ma il re scuoteva sempre la testa dicendo:

-         Sì, va bene, ma la tua storia potrebbe anche esser vera.

Un giorno arrivò un giovanotto che portava con sé un bariletto.

-         Potente monarca, sono venuto per quei ducati d'oro, – disse il giovane.

-         Quali ducati?

-         Quelli che vi ho prestati la settimana scorsa.

-         Ma io non ho mai avuto niente in prestito da voi, – esclamò il re. – È una bugia bella e buona.

-         Se è bella e buona, datemi la mela d'oro,  – disse il giovanotto.

-         Aspettate un momento, – finse di rammentarsi il re. – Adesso sì che ricordo!

-         Meglio così, nobile sire, restituitemi allora il mio bariletto di ducati.

Il re si rese conto di esser stato giocato. E fu così che il giovanotto ebbe la sua mela d'oro.