Ultimo aggiornamento: 04/10/2004

 

Howard Gardner, "EDUCARE AL COMPRENDERE - STEREOTIPI INFANTILI E APPRENDIMENTO SCOLASTICO", Traduzione di Rodolfo Rini, Saggi Universale Economica Feltrinelli, 2002

Per questa segnalazione, ringrazio Giovanna Maria Melis, che commenta: «Segnalerò questo libro anche nella "Bibliografia Didattica", ma ho ritenuto opportuno evidenziare qui alcuni riferimenti di Gardner relativi alla matematica.
Howard Gardner insegna scienza dell'educazione e psicologia alla Harvard University. E' condirettore del "Progetto Zero", un programma sperimentale sui meccanismi dell'apprendere. E' noto in tutto il mondo per i suoi studi sull'intelligenza.
A pagina 169, Gardner parla di problemi che si manifestano in campo matematico, documentando la "sorprendente fragilità delle conoscenze matematiche" con diversi esempi : [...] "Se si dice che il numero degli studenti è sei volte quello dei professori e che ci sono dieci professori, pressoché tutti riusciranno a calcolare immediatamente il numero degli studenti. Se si dice il numero degli studenti e si chiede di calcolare il numero dei professori, i risultati sono virtualmente altrettanto buoni. Ma se si chiede agli studenti di scrivere una formula che esprima questo rapporto, usando S per studenti e P per professori, la maggioranza degli studenti di college non vi riesce. [...] Che accade quando gli studenti si trovano di fronte questo compito apparentemente così semplice? Per lo più essi scriveranno la formula 6S = P, che sembrerà loro corretta. Senonché in tal modo si arriva alla stupefacente conclusione che, se ci sono 60 studenti, i professori sono 360
(6 x 60 = 360)!
Qualcuno penserà che questo quesito sia fatto apposta per trarre in inganno; e in realtà il fatto che la parola "sei" ricorra vicino alla parola
"studenti" può indurre diversi solutori a cadere nella trappola scrivendo "6S". Ma il problema di fondo è che degli studenti, a livello di college,
non comprendano il principio algebrico basilare che la lettera "S" sta per "numero degli studenti", la lettera "P" per "numero di professori" e che l'equazione va elaborata sulla base di queste stipulazioni. Al contrario,  essi sembrano credere che le lettere nelle equazioni rappresentino delle entità concrete, per esempio, nel nostro caso, i professori o gli studenti". Secondo Gardner, questi studenti applicano gli "algoritmi in modo rigido". I modi in cui la matematica viene insegnata e i modi in cui gli studenti la imparano producono una situazione "in cui gli studenti ottengono buoni risultati solo
quando il problema viene loro presentato in un certo modo, sicché essi possono "sparare i numeri" in un'equazione o in una formula senza
preoccuparsi di che cosa significhino numeri e simboli".
[... ] "Di fraintendimenti matematici ne emergono lungo tutto lo spettro delle età e in diverse aree della matematica". [...]

Un ostacolo all'apprendimento della matematica, e un ostacolo che ha radici profonde, è legato alla precisione del significato delle parole. Nelle normali conversazioni noi godiamo di notevole libertà nell'uso del lessico, [...] nella sfera della matematica questa imprecisione può essere fatale. Pearla Nesher ha messo in luce che la semplice parola "è" può equivalere ad almeno quattro diverse espressioni simboliche, denotanti uguaglianza, appartenenza a una classe, esistenza e implicazione logica. Non riuscire a cogliere queste sottili differenze può voler dire giungere ad una costruzione completamente errata del problema in questione".
Gardner riferisce anche di contrasti tra conoscenze intuitive e conoscenze notazionali e fa diversi esempi. Racconta di un bambino che "interrogato
sulla temperatura dell'acqua appena versata in un unico recipiente da due contenitori, ciascuno dei quali conteneva acqua a 10 gradi, si era limitato
a sommare bellamente i due numeri, dicendo che ora la temperatura dell'acqua era di 20 gradi. Anche lui, anziché integrare tra loro algoritmo e
conoscenza intuitiva, aveva lasciato che fosse il primo a suggerirgli la risposta da dare".
[...] "Non è certo mia intenzione -afferma Gardner- suggerire l'idea che errori e contrasti simili siano stupefacenti; si tratta, anzi, di naturali
fenomeni umani che possono addirittura essere istruttivi. La mia raccomandazione è che genitori e insegnanti siano pronti a cogliere queste
difficoltà e incoraggino gli studenti a vagliarle criticamente. Il punto è che errori e fraintendimenti sono la spia di una comprensione incompleta".
L'insegnante, secondo Gardner, non deve limitarsi a indicare le procedure corrette, ma dovrà invece "lavorare con lo studente in tre direzioni:
1) comprensione della natura del problema da risolvere;
2) esplorazione dello specifico campo semantico da investigare;
3) individuazione del modo migliore di applicare le regole algoritmiche formali alle particolarità di un dato mondo semantico.
Se si seguirà questa procedura, si potrà ragionevolmente sperare di condurre gli studenti alla comprensione delle cose e porre le premesse perché in
futuro errori di questo tipo diventino meno probabili".»