Ultimo aggiornamento: 11/01/2005 |
||
Denis
Guedj, “IL MERIDIANO”, titolo originale “La
Méridienne”, romanzo,
traduzione di Olimpia Gargano, Longanesi & C., 2001 Nel Prologo
viene riportata la seguente frase: «Al fine di determinare la lunghezza
del metro campione, fra il 1792 e il 1799 gli astronomi Pierre Méchain e
Jean-Baptiste Delambre, attraversando la Francia da un capo all’altro,
hanno misurato la Méridienne» e l’autore, riflettendo sugli
episodi storici di quegli anni, dapprima sperò di trarre, da tale
vicenda, un soggetto cinematografico: “Una fiction reale!” Il film non
fu realizzato, ma la “sceneggiatura, tanto apprezzata e premiata, diede
vita a un romanzo: così nacque Il Meridiano", in cui è narrata
l’impresa scientifica di due astronomi, Méchain e Delambre, (e dei loro
rispettivi assistenti: Tranchot, ingegnere geografico, e Bellet, addetto
alla manutenzione e riparazione degli strumenti di astronomia e
orologeria), compiuta
tra innumerevoli difficoltà e
contornata dai grandi ideali della Rivoluzione Francese. Il compito,
affidato loro, era quello di misurare, con la massima precisione
possibile, la lunghezza del meridiano fra Dunkerque e Barcellona. Ciascuno
dei due sarebbe partito da un’estremità e avrebbe raggiunto Rodez. Essi
s’impegnarono (in viaggi e misurazioni che durarono sette anni) a
svolgere, in mezzo a difficoltà e pericoli di ogni genere, l’incarico
assunto. È
opportuno riflettere sulla diversa personalità dei protagonisti: Delambre
è uomo energico ed entusiasta (è lui a rivedere, infine, ciascun
calcolo, passando in rassegna ogni cosa: la latitudine di Dunkerque,
quella di Evaux e quella di Carcassonne, gli azimut, gli angoli e tutti
gli altri risultati, per acquisire la sicurezza che il metro,
campione universale di misura, sia “vero”); Méchain è riservato,
distante e tormentato: questi due uomini simboleggiano due visioni del
mondo e affrontano due viaggi in direzioni contrarie, vivendo esperienze
diametralmente opposte. “Le lacerazioni dell’epoca si riflettono nei
contrasti e nelle contraddizioni dei due itinerari.” In questa impresa
Delambre si realizza pienamente, trovando amore e gloria; Méchain giunge
a perdere fiducia nelle proprie capacità e muore (a Castellon de la
Plana, nel regno di Valenza), soprattutto a causa delle fatiche estreme
sopportate. Reputo interessante l’appendice Una misura universale, dove sono raccolti documenti d’archivio, quali, ad esempio, il “Rapporto presentato all’Accademia delle Scienze, Sulla scelta di una unità di misura dai signori Borda, Lagrange, Laplace, Monge e Condorcet”, "I registri di Méchain" e le lettere di Mèchain a Delambre. Nel
paragrafo “La triangolazione”, viene descritto e illustrato il
“procedimento che permette di misurare la lunghezza di un percorso
rettilineo per mezzo di una serie di misure angolari e di una sola misura
lineare”; vengono presentati anche il circolo ripetitore di Borda e le
rappresentazioni grafiche della Catena dei triangoli da Dunkerque a
Barcellona misurata da Delambre e Méchain. Nelle pagine conclusive non manca la Cronologia, con la descrizione degli eventi a partire dal 1788 fino al 1799; l’autore sottolinea il 26 marzo 1791, data in cui “l’Assemblea nazionale, seguendo il parere dell’Accademia delle Scienze, in particolare quello di Condorcet, adottava il quarto di meridiano terrestre come campione di misura universale. Vale a dire che aveva scelto la Terra stessa come campione di misura. La Terra comune a tutti gli uomini, invariabile e universale. Contemporaneamente, l’Assemblea stabiliva che l’unità usuale sarebbe stata la diecimilionesima parte del quarto di meridiano, che avrebbe avuto il nome di metro, da métron, misura.[…]” | ||