Ultimo aggiornamento: 17/06/2004

 
     

Stanislas Dehaene "IL PALLINO DELLA MATEMATICA Scoprire il genio dei numeri che è in noi" , Oscar Saggi Mondadori, 2001
Questo libro comprende la Prefazione "L'istinto del numero" e si suddivide in tre parti: "La nostra eredità numerica", "Superare l'approssimazione", "Neuroni e numeri". I "ringraziamenti" finali sono dedicati prioritariamente a tre professori, colleghi e amici dell'autore, che hanno apportato contributi al suo lavoro: Jean-Pierre Changeux per la neurobiologia, Laurent Cohen per la neuropsicologia e Jacques Mehler per la psicologia cognitiva. Stanislas Dehaene descrive i vari studi condotti sul cervello, per confermare il postulato di Poincaré, secondo il quale il numero fa parte degli "oggetti naturali del pensiero" e, con argomentazioni sorrette dall'analisi di esperimenti effettuati sugli animali e sull'uomo, dimostra come il bambino venga al mondo con meccanismi innati di individuazione degli oggetti e di percezione dei piccoli numeri e che questo "senso dei numeri" è presente anche negli animali ed è perciò indipendente dalla capacità di linguaggio e possiede una lunga storia evolutiva. Viene precisato che la regione parietale inferiore dei due emisferi cerebrali contiene circuiti neurali preposti alla manipolazione delle quantità numeriche e che l'intuizione dei numeri è,quindi, saldamente ancorata nel nostro cervello. Insiste affinché non vengano propinati ai bambini in tenera età assiomi e formalismi per loro astrusi. Il cervello di un bambino non è una spugna assorbente, ma un organo ben strutturato, che impara soltanto ciò che è in risonanza con le sue conoscenze già acquisite. Come osservava lo stesso Locke nel 1689: "Sono molti quelli che sanno che 1 + 2 fa tre, senza aver mai riflettuto sugli assiomi che lo dimostrano." A pagina 268 c'è scritto: "E' inutile dunque bombardare un giovane cervello di assiomi astratti. Mi sembra che la sola strategia ragionevole per insegnare la matematica sia quella che arricchisce progressivamente l'intuizione dei bambini, facendo leva sul loro talento precoce per la manipolazione delle quantità e il conteggio. Si comincerà con lo stuzzicare la loro curiosità con giochetti divertenti; si passerà poi a esporre, a poco a poco, quanto siano utili le scorciatoie che la notazione matematica simbolica permette, senza tuttavia separarla mai dall'intuizione quantitativa; infine si introdurranno i sistemi formali o assiomatici, sempre motivati da un'esigenza di semplicità. Si tratta quasi di tracciare, nel cervello di ciascun allievo, la storia della matematica e delle sue motivazioni..." 
Ho trovato divertente il paragrafo "Numeri approssimati, numeri esatti", dove si raccontano storie con nonsense numerici; ne trascrivo una, per poi analizzarla: "Al museo di storia naturale un visitatore domanda al custode: <<Qual è l'età di quel dinosauro?>> <<Settanta milioni e trentasette anni>> risponde l'uomo. E, poiché il visitatore si meraviglia di una datazione così precisa, il custode spiega: <<Sono ormai trentasette anni che lavoro qui, e quando sono arrivato mi hanno detto che aveva settanta milioni di anni!>>. Questo dialogo ci fa sorridere, perché viene violato un principio implicito e universale sull'uso dei numeri.Tale principio impone che si usino certi numeri approssimati in un senso approssimativo. Quando si dice che un dinosauro è vecchio settanta milioni di anni, s'intende implicitamente che ci sia un'approssimazione di dieci milioni di anni. Tale convenzione linguistica conduce talvolta a curiosi paradossi.