Adalberto
Codetta Raiteri, Graziella Cappucci, Giuliana Cazzaniga "LO
ZERO E IL SENSO COMUNE - rapporto di ricerca sulla provvisorietà di un
apprendimento disciplinare", Presentazione di Mario Reguzzoni
(redattore di «Aggiornamenti sociali», esperto di politica scolastica),
Armando Editore, 2001;144 pagine, 53 immagini a colori.
Ringrazio Adalberto
Codetta Raiteri, che ha segnalato tale libro e trascrivo
parte della sua recensione, che può essere visionata per intero
nella seguente pagina web: http://www.codetta.it/zero/index.htm
"L'indagine su «lo zero e il senso comune» si è svolta
all'interno della ricerca «Il contributo delle discipline ai
processi formativi» che l'OPPI (Organizzazione Per la Preparazione
degli Insegnanti) ha condotto dal 1993 al '99 per promuovere, negli
insegnanti, una migliore integrazione tra le competenze formative e
le competenze disciplinari..." |
AGGIORNAMENTO
(17/02/2005)
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Grazie alla
segnalazione di Adalberto, ho letto volentieri questo libro, che
rappresenta il risultato dell’indagine su “Lo zero e il senso
comune”, svoltasi all’interno della ricerca “Il contributo delle
discipline ai processi formativi”, che l’OPPI (Organizzazione per la Preparazione Professionale
degli Insegnanti) ha condotto nel
biennio 1993-1995. Tale indagine è proseguita dal 1995 al 1999; in essa
è presente il riferimento alle epistemologie costruttiviste, evidenziate
sia nell’approfondimento dei contenuti sia nella presentazione dei
sistemi scientifici di analisi seguiti.
Viene
condivisa la concezione autopoietica di H. Maturana, secondo la quale
“l’apprendimento è attività complessa, non solo cognitiva”,
essendo “organizzazione, costruzione, interazione”, dove "ogni
conoscenza è azione e ogni azione è conoscenza". Si discute sulla capacità
della scuola di costruire conoscenze stabili, che consentano agli alunni
una riflessione consapevole su quanto vanno acquisendo.
Il lavoro è
nato con lo scopo di “cercare proposte professionali dirette a
individuare una più alta integrazione tra competenze formative e
disciplinari”. In molti hanno contribuito alla realizzazione
dell’indagine: ben 2463 studenti, dalla scuola primaria all’università,
si sono impegnati nella compilazione di un questionario particolare,
appositamente predisposto, in cui era chiesto loro di esprimere "che cos’è
lo zero" attraverso parole, frasi, concetti, disegni, grafici, immagini, ma
anche emozioni, sentimenti e stati d’animo, attribuendo, quindi, valore
alla componente emotiva, nella consapevolezza che "tutto il sistema
razionale ha radici emozionali".
E’ stata monitorata l’evoluzione
dei significati dello zero nelle menti degli studenti, confrontandoli con
quelli del senso comune.
Decine di insegnanti hanno esaminato le risposte
degli studenti, confrontandosi attraverso numerosi modelli di
interpretazione e un gruppo di coordinamento ha diretto la ricerca,
“organizzando una rete di centri diffusi nel territorio nazionale e
curando la qualità delle relazioni e delle comunicazioni tra tutti gli
attori coinvolti”.
Sono stati
necessari cinque anni per rielaborare l’articolato e complesso materiale
raccolto e per renderlo accessibile e utile a un vasto pubblico, composto
da coloro che si occupano della formazione dei giovani: docenti e genitori
interessati a una collaborazione proficua, affinché i giovani studenti
possano giungere a un apprendimento significativo.
Dalla quarta
di copertina: “[…]
Adalberto
Codetta Raiteri ha insegnato matematica e fisica ed è stato preside in
istituti di secondo grado. È stato formatore in progetti nazionali del MPI, è
formatore dell’OPPI (Organizzazione per la Preparazione Professionale
degli Insegnanti). Attualmente lavora presso il Provveditorato agli Studi
di Vercelli in qualità di referente al Nucleo di supporto all’autonomia
scolastica. Ha diretto la ricerca oggetto del libro.
Giuliana
Cazzaniga ha insegnato per 25 anni lettere a Vigevano prima alle scuole
medie e poi presso un istituto professionale. Ha collaborato
all’elaborazione del progetto per l’avvio del primo anno di
sperimentazione del tempo prolungato a Vigevano. […]
Graziella
Capucci ha insegnato nelle scuole medie sperimentali e ora insegna lettere
presso un istituto tecnico. Ha collaborato all’elaborazione del progetto
per l’avvio del primo anno di sperimentazione del tempo prolungato a
Vigevano. […]”
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AGGIORNAMENTO 23/02/2005
Oltre alla Presentazione di Mario Reguzzoni e alla
Prefazione da parte degli autori, nel libro sono presenti i
seguenti capitoli:
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Capitolo primo: Perché una indagine sullo zero?
Qui troviamo i paragrafi: La lunga storia del
numero zero e La semiotica dello zero; in questo
secondo interessantissimo paragrafo si legge: ”[…] Lo zero
non era noto ai Greci e fu introdotto nell’Europa cristiana
dagli Arabi intorno al 1000 d. C. Cominciò a essere usato in
Occidente soltanto dopo il 1202 […], ma la sua utilizzazione
incontrò molta resistenza e il vecchio sistema numerico
romano non fu completamente abbandonato fino al XVI secolo.
[…] Sarebbe interessante indagare sulle ragioni della
resistenza europea all’uso dello zero; B. Rotman ipotizza
una sorta di antagonismo tra cultura cristiana e il simbolo
del nulla e mette in risalto il contrasto tra l’adesione
all’«Horror vacui» della filosofia greca e l’accettazione
delle parole della genesi secondo cui l’universo fu creato
dal niente. La doppia immagine del niente e del tutto fu
relegata dalla chiesa ortodossa nella matematica araba,
perché non facesse irruzione la minaccia di nullità che
rappresentava. Per la civiltà occidentale è tuttora
difficile il confronto con lo zero, come dimostra l’utilizzo
sfrenato della tecnologia per la simulazione di sempre nuove
realtà virtuali, quasi a esorcizzare con la moltiplicazione
delle realtà, anche fittizie, il disagio del vuoto. […]
Rotman sostiene anche che l’introduzione dello zero può
essere paragonata a quella di altri segni quali il punto di
fuga nel disegno prospettico, la moneta immaginaria
nell’economia mercantile, la pausa nella musica medievale.
[…] In matematica come in pittura, economia, musica, vi
sono segni portatori di significati teorici profondi che
hanno appassionato generazioni di artisti/studiosi e indotto
profonde trasformazioni della struttura della loro
arte/disciplina. Anche lo zero, introdotto per segnare
l’assenza di unità sull’abaco, è stato successivamente
oggetto dell’attenzione di generazioni di matematici; […] si
può forse dire che Peano ha approfondito il concetto zero
quanto Velasquez il punto di fuga. Il risultato di quei
lavori, ormai codificato, è ampiamente inserito nei
programmi di matematica e definisce il carattere numerico
dello zero in riferimento agli altri numeri. La trattazione
scolastica del numero zero all’interno di un percorso
strettamente disciplinare, tuttavia, non trasmette
“l’emozione”, “la passione”, “il rovello” degli studiosi di
fronte a un segno nuovo di cui avvertivano l’importanza, ma
non dominavano il significato.[…]”. L’inserimento nei
curricola scolastici di spazi di ricerca che superino le
barriere disciplinari “può contribuire a una più profonda
comprensione dei fatti culturali perché, per questa via, si
amplia la possibilità di «accedere» alle emozioni che hanno
portato alla costruzione delle conoscenze ora codificate in
strutture disciplinari.
-
Capitolo secondo: Presentazione della ricerca
in cui vengono descritti Gli scopi della ricerca e
Il tipo di questionario preparato
-
Capitolo terzo: Il metodo della ricerca dove
vengono dettagliatamente presentati questi paragrafi:
Cronaca della ricerca, La griglia di lettura del
questionario, Sommesse considerazioni epistemologiche,
Elementi per una valutazione della ricerca.
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Capitolo quarto: Analisi quantitativa: primo metodo,
comprendente I dati raccolti e L’analisi dei dati.
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Capitolo quinto: Confronto tra istituti: secondo
metodo, suddiviso nei seguenti paragrafi: Metodo
per un’indagine locale, La lettura dei dati,
Analisi dei dati, Alcune osservazioni suggerite dai
metodi quantitativi.
-
Variazione di un percorso: in tale paragrafo,
con cui si conclude il quinto capitolo, viene precisato che
“l’analisi quantitativa, elaborata applicando il primo e il
secondo metodo, pur arricchita da tentativi di
approfondimento interpretativo, si è rivelata, quasi subito,
inadeguata a descrivere la ricchezza delle risposte” fornite
dagli studenti (a partire dalla scuola primaria
all’università), non essendo minimamente intuibile dai
grafici e dai dati analitici (che rivelano, comunque, una
forte informazione quantitativa) il tesoro di forme, colori,
espressioni, presente nelle schede compilate dai bambini,
dai ragazzi e dai giovani coinvolti nell’iniziativa. I
gruppi di ricerca hanno formulato la seguente ipotesi di
lavoro: “[…] Lo studente può dare senso e stabilità alle
strutture di conoscenza razionale acquisite a scuola se
riesce a collegarle alla sua «fontana» zampillante di
emozioni ed esperienze. Sulla base di quest’ipotesi,
l’attenzione nella lettura dei questionari si è allontanata
dal campo matematico per investigare quella «fontana» che
produce un universo di significati vari e interessanti.” A
tale scopo sono stati predisposti altri metodi di indagine
illustrati ampiamente nei successivi capitoli.
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Capitolo sesto: Interpretazione grafico-linguistica:
terzo metodo, riguardante Una indagine sulle
immagini associate al numero zero, La «fontana» dei
segni e dei simboli, L’attenzione alla fontana dei
significati spontanei.
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Capitolo settimo: Costruzione di mappe cognitive:
quarto metodo, inerente a: Il problema della
rappresentazione delle conoscenze, Le fasi della
costruzione delle mappe, Analisi delle mappe.
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Capitolo ottavo: Mappe cognitive e indagine
quantitativa: quinto metodo, dove sono presentate le
Mappe di classe e l’Analisi delle mappe.
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Capitolo nono:
Digressione sul costruttivismo, in cui si sottolinea
come sia compito del docente “manipolare la disciplina
perché diventi funzionale alla formazione dei suoi
studenti.” Come precisa Stefania Marangoni in “Pensare e
formare: Epistemologie a confronto”, OPPI documenti anno
XVII, 1995, p.2, «l'insegnante deve assumere due punti di
vista distinti e complementari: da una parte analizzare
la/le disciplina/discipline cui la materia si riferisce;
dall'altra diventare competente in merito alla modalità con
cui indagare sulle conoscenze degli allievi e sulle modalità
con cui favorire l'interazione tra conoscenze formalizzate
delle discipline e conoscenze possedute dagli studenti».
Aiutare l’allievo nel processo matetico non consiste
solamente nel saper “individuare la strategia didattica
adeguata nell’ambito della disciplina d’insegnamento”, ma
significa anche sostenere il discente nella fatica emotiva
che ogni apprendimento comporta.»
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Capitolo decimo: Conclusioni Le
risposte degli “intervistati”, dalla scuola primaria all’età
adulta, hanno svelato un mondo interiorizzato “di tale
ricchezza creativa da confermare che l’apprendimento è
mediato dall’interiorità del soggetto che impara, ovvero,
come sostengono Blandino e Granieri dalle sue emozioni e dai
suoi affetti o, per dirla in un altro modo, dalle sue
fantasie.[…]”
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Bibliografia
Consiglio la lettura di questo utile libro, molto curato nella
forma e nel contenuto, per poter approfondire la conoscenza
delle modalità scientifiche di analisi dei dati, (visionando i
numerosi grafici, schemi e mappe prodotti) e per poter
apprezzare la documentazione esaustivamente descritta e
illustrata, relativa agli esiti dell’indagine effettuata.
Ringrazio molto Adalberto Codetta Raiteri, che ha letto e
approvato questa mia recensione prima che fosse pubblicata. |
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