Ultimo aggiornamento: 09/11/2004

 

Bruno D’Amore, “EDUCAZIONE MATEMATICA E SVILUPPO MENTALE – La matematica dalla scuola dell’infanzia all’università”, Armando editore, 1981

Dalla quarta di copertina: “Questo libro contiene un breve saggio scritto in modo informale e molto discorsivo, privo di qualsiasi nozione tecnica, sulla didattica della matematica in Italia, dalla scuola dell’infanzia all’università e sulle ripercussioni che tale didattica ha avuto e ha sulle competenze matematiche del cittadino medio.[…]”

Oltre all’Introduzione, questo volumetto comprende i seguenti capitoli:

1)      La matematica

2)      Apprendimento matematico differenziato per età

3)      La protomatematica nella scuola dell’infanzia

4)      La prima matematica nella scuola elementare

5)      La matematica da concreta si fa astratta durante la scuola media

6)      Le competenze matematiche del cittadino medio

7)      La matematica nelle scuole superiori

8)      Le competenze matematiche del laureato non matematico

9)      L’interesse del pubblico per i problemi della matematica

10)  La preparazione dell’insegnante di matematica

Nell’Introduzione, scritta da Francesco Speranza, si legge: “Che cos’è la Matematica, a cosa serve, cosa dovremmo conoscerne, come la si dovrebbe insegnare, come la si insegna, chi la insegna: queste sono le domande che si pone questo libro. […] La risposta che sapremo dare sarà di importanza decisiva per il nostro futuro di singoli individui e di comunità.

Molto spesso si ritiene che la Matematica sia un complesso di tecniche, certamente importanti visto che siamo andati sulla Luna e che in pochi secondi possiamo fare complesse operazioni bancarie: e che però gran parte della popolazione non sia interessata a conoscerla. A un livello meno cosciente, molti probabilmente la vedono come un passaggio ingrato e duro, un pedaggio da pagare (in differente misura, secondo dove si mira) per raggiungere una posizione socialmente gratificante: «ai miei tempi queste cose le ho studiate anch’io, senza che mi interessassero: ora è giusto che se le sorbiscano anche i giovani». Invece l’educazione matematica, sia nei suoi aspetti più «logici» sia in quelli più «euristici», è una componente essenziale della formazione della personalità: questa è la tesi centrale del libro, tesi che condividiamo in pieno.[…]

La ricerca universitaria è di regola all’altezza di quella europea; abbiamo progetti didattici per l’insegnamento preuniversitario che reggono il confronto con quelli di paesi ben più attrezzati del nostro: ma vi sono innumerevoli ostacoli al rinnovamento, alla diffusione delle idee fuori dai circoli specialistici. Questo è dovuto a motivi d’ordine generale e ad altri più strettamente collegati alla Matematica. In generale, si crede troppo poco all’importanza della formazione intellettuale: per intervenire sulla società, si pensa di preferenza alle leve economiche.[…] Da noi una maggioranza, piuttosto silenziosa, ma parecchio influente, crede soprattutto nelle «nozioni» (nel campo della Matematica, nella ripetizione mnemonica di formule e dimostrazioni). […] Quella che trova troppo poco posto è la scuola che forma i ragazzi, li stimola, dà loro gli strumenti per capire il mondo, per pensare, per comunicare, per agire. […] Del resto, chi si occupa di attività didattiche sa quanta disponibilità vi sia nei bambini di 6/7 anni per attività intelligenti: certo, una scuola sbagliata, (sia essa quella tradizionale, sia quella inutilmente permissiva) compromette, via via che passa il tempo, la situazione, blocca l’inventività entro schemi rigidi, fa perdere il gusto della ricerca e della scoperta. […]

La Matematica non è un coacervo di formule, non è una serie di astruserie; è un modo di pensare, è il pensiero e il linguaggio che si sviluppano in forme più precise per affrontare questioni che a livello usuale non sarebbe possibile risolvere. Il procedimento di astrazione non è affatto una «fuga dalla realtà», […] ma uno strumento essenziale del pensiero, senza il quale non ci sarebbe possibile conoscere il mondo e agire su di esso. […]

Un errore diffuso, anche in libri «sociologici» che sono andati per la maggiore, è che nelle prime fasce scolastiche ci sia bisogno di pochissima matematica  (qualche calcolo elementare). Invece le teorie psicologiche e l’esperienza mostrano come gli anni della scuola materna ed elementare siano decisivi per la formazione intellettuale, e che le occasioni perdute ben difficilmente si recuperano. […]”

Un particolare interesse presentano i capitoli sulle capacità matematiche di un cittadino medio e di un laureato. Non si tratta […] di problemi riservati agli addetti ai lavori: tutti hanno il diritto e il dovere di occuparsi, di essere informati sui problemi della scuola: Le nuove generazioni hanno una possibilità di realizzarsi legata direttamente alla qualità, all’efficienza della scuola. Naturalmente spetta ai tecnici il compito di studiare e indicare le soluzioni tecniche; ma le decisioni di carattere generale (sostanzialmente, decidere se ci si debba collocare nell’ambito dei paesi sviluppati, o scivolare fatalmente in quello dei paesi «in via di sottosviluppo») è una decisione che spetta a tutti.”