Ultimo aggiornamento: 26/06/2005

 
     

John D. Barrow, “LA LUNA NEL POZZO COSMICO – Contare, pensare ed essere”, Titolo originale “Pi in the Sky – Counting, Thinking, and Being”, Traduzione di Tullio Cannillo, Adelphi Edizioni, 1994 (Pagine: 530)

Nella Prefazione si legge: “Il numero fa la forza. Traducendo la realtà nel suo aspetto numerico abbiamo scoperto il segreto che porta alla struttura e alle attività dell’universo: per qualche misteriosa ragione la matematica si è dimostrata una guida sicura al mondo in cui viviamo e di cui siamo parte. La matematica funziona; di conseguenza siamo tentati di identificare la comprensione del mondo con la sua schematizzazione matematica. Alla radice di ogni nostra pretesa di comprendere il mondo fisico c’è una verità matematica ovvia. Ma su cosa si basa questa fiducia nella matematica? Come è possibile che gli scarabocchi che tracciamo con l’inchiostro su un pezzo di carta ci dicano qualcosa su come va il mondo? Perché il mondo risulta così infallibilmente matematico? Queste sono domande che gli scienziati si pongono di rado, e che prospettano enigmi ancora più grandi: che cos’è la matematica? È qualcosa che inventiamo o che scopriamo? È possibile che essa sia soltanto una comoda sintesi delle nostre esperienze del mondo? O potrebbe essere, invece, qualcosa di immateriale e di ultraterreno, che esisterebbe anche in assenza di matematici? […]

In questo libro ho cercato di introdurre il lettore al mistero dell’utilità e dell’universalità della matematica, per esplorare i possibili significati di tale disciplina. Pertanto, questo è un libro sulla matematica senza essere un libro di matematica. Memore della definizione popolare secondo cui un matematico è «quella persona che non si vorrebbe mai incontrare a una festa», ho cercato di non scrivere una storia della matematica e anzi mi sono attentamente astenuto dal fare matematica. Rivolgeremo, invece, la nostra attenzione in primo luogo alle più antiche e diverse testimonianze antropologiche della pratica di contare, e alle origini dell’intuizione matematica, nell’intento di capire come e perché essa sia nata e si sia sviluppata.Sorse in modo spontaneo e indipendente in molte culture diverse, o fu il frutto di una particolare intuizione che poi si diffuse da una cultura alle altre lungo le correnti del commercio e dei traffici, portata da un vento di parole?[…]

Prenderemo in esame le principali interpretazioni della matematica, gli strani eventi e le personalità che ad esse diedero origine, e le sfide che esse devono affrontare in seguito alle più recenti scoperte nel campo della matematica, del calcolo e della fisica. Il problema del significato della matematica si rivelerà cruciale; prima o poi, esso dovrà trovare una soluzione in qualunque tentativo di comprendere il mondo fisico a livello fondamentale. […]

La filosofia è una disciplina in costante evoluzione; ma quella sua parte che si occupa della natura della matematica è bloccata in una sorta di piega del tempo: a paragone della filosofia, o della matematica stessa, la filosofia della matematica non è quasi progredita. Ma è il momento di rinverdire l’interesse dei filosofi per il significato della matematica. I recenti progressi della scienza fondamentale ci sfidano a scegliere tra due paradigmi: quello dell’universo come grande simmetria e quello dell’universo come grande calcolo. Siamo così spinti a vedere la matematica sotto luci nuove e strane; siamo indotti a un’analisi più approfondita della connessione tra il procedimento computazionale e l’applicabilità della matematica ai processi del mondo naturale.

Ma la matematica non si occupa soltanto di numeri. Nella nostra esposizione , ci imbatteremo in molti personaggi strani e in eventi inattesi da cui traspare l’umanità di coloro che sono impegnati nella ricerca sul numero e sul suo significato. Questi eventi suscitarono grandi ondate di mutamento nella riflessione umana sull’universo e sull’esistenza di altri mondi immateriali fuori della portata dei nostri sensi. Ne trasse alimento l’aspirazione platonica a un altro mondo perfetto dove pi greco fosse davvero nei cieli.[…]”