Ultimo aggiornamento: 24/05/2005 |
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Dalla
prefazione: “Nel gennaio del 1998 il nostro modo di concepire
l’universo è cambiato per sempre. Gli astronomi hanno trovato le prove
di un’espansione sempre più veloce dell’universo e, non appena la
nuova scoperta è stata annunciata, i cosmologi di tutto il mondo si sono
messi febbrilmente alla ricerca di una spiegazione. Ma la teoria più
promettente che sono riusciti a escogitare era già stata proposta
ottant’anni prima da Albert Einstein, che però l’aveva subito
rinnegata, affermando che era stata il suo più grande errore. Ogni anno
qualche fatto nuovo dimostra quanto fossero esatte le teorie einsteiniane;
quindi, se i nuovi orientamenti dei cosmologi sono corretti, Einstein
aveva ragione anche quando era sicuro di essersi sbagliato…” Einstein
si era dedicato con grande passione alla ricerca scientifica e, come
leggiamo nell’ultimo capitolo del libro, era un credente sincero e per
lui la scienza rappresentava la scoperta di ciò che Dio aveva creato.
Anche molti dei grandi scienziati di oggi sono spinti alla ricerca da un
impulso simile al suo e continuano a porsi domande difficilissime, quali: Da
dove è venuto l’universo? Dove è probabile che vada? Qual è la sua
forma? Grazie
alle loro attente ricerche, nella primavera del 1999 appariva chiaro che
tutte le misurazioni indicavano che l’espansione cosmica diventava
sempre più veloce. Oggi Perlmutter,
che ha conseguito nel 1986 il dottorato in fisica a Berkeley, ritiene, in
base alle proprie osservazioni, che l’universo sia (probabilmente)
piatto (cioè che abbia una geometria euclidea) e destinato a espandersi
per sempre. “Perlmutter pensa, basandosi sui risultati ottenuti dalla
sua squadra, che la costante cosmologica sia importante; non il «più
grosso errore» di Einstein, ma parte integrante dell’equazione che
definisce l’universo, il suo passato e il suo destino ultimo.[…] Il
nostro universo, stando alle ultime osservazioni astronomiche e alle
deduzioni teoriche più comunemente accettate, sarebbe cominciato con
un’enorme espansione dello spazio, dopo di che l’espansione sarebbe
rallentata per diversi miliardi di anni, ma poi avrebbe di nuovo
accelerato e continuerebbe a farlo. Se queste conclusioni sono corrette,
l’universo si espanderà in eterno.” Penrose,
invece, crede che l’universo abbia una geometria iperbolica e afferma:
“…non so niente della costante cosmologica, anzi non ci credo…” Sicuramente
il dibattito fra gli scienziati proseguirà, come continueranno i loro
tentativi di svelare il mistero dell’universo, però sono tutti
d’accordo riguardo alla potenza e all’utilità della teoria
einsteiniana della relatività generale. Fra
teorie cosmologiche, scoperte astronomiche, fisica della gravità e dello
spazio-tempo, l’autore ripercorre l’ «odissea della scoperta»
vissuta da Einstein, trasformandola in un racconto espresso in forma
chiara e coinvolgente. Inoltre l’accesso a documenti privati rivela gli
aspetti squisitamente umani dell’eccezionale scienziato che, con la sua
equazione (cioè la formula einsteiniana del campo con costante
cosmologica) sognava di ascoltare “almeno una parte dei pensieri di
Dio”. Quando
queste discipline: la matematica, la
fisica e l’astronomia avranno trovato un punto di appoggio in qualche
nuovo sviluppo di una di loro, cominceremo, forse, a “formulare la
nostra umana interpretazione dell’equazione di Dio”, per risolvere lo
splendido enigma della creazione…” Amir D. Aczel, ha studiato a Berkeley , è un matematico di fama internazionale e insegna al Bentley College nel Massachusetts. |
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